Il Femminicidio, una riflessione
L'opinione di Vittorio Guillot
Dopo l’uccisione della povera Giulia Cecchenin, anche io mi lascio prendere dall’andazzo del momento e dico la mia sul femminicidio. Intanto mi chiedo perché questo assassinio abbia suscitato un clamore così grande da portare perfino alla proclamazione del lutto regionale. Per carità, non ho niente contro la commemorazione della sfortunata vittima di un simile crimine. Non capisco, però, per quale ragione a questo fatto sia stato dato un risalto molto superiore rispetto a quello dato ad altri omicidi non meno feroci . Si è colta l’occasione per vendere più carta stampata? Se ne è voluto fare un uso strumentale alla politica, come quando si è abbinato questo fattaccio alla solidarietà verso i palestinesi colpiti dalle bombe israeliane? Tutto può essere! Comunque, a prescindere da ciò, anche se ragiono da cittadino assolutamente privo di una specifica preparazione sociologica , psichiatrica e psicologica, penso che il femminicidio sia la più violenta manifestazione della tendenza di un uomo di affermare il suo potere su una donna che rifiuta di sottostargli’.
A proposito, a me il nuovo termine ‘femminicidio’ piace proprio perché rende bene l’idea che il ‘maschio (pseudo) dominante’ considera la donna non come una persona umana ma come un essere inferiore, quasi un animale od un oggetto, da sottomettere e, magari , da uccidere. Malgrado ciò, non sono d’accordo con chi sostiene che la società italiana sia largamente caratterizzata dal ‘patriarcato’. Questa mia convinzione deriva dalle mie esperienze di vita , che mi portano a pensare che non sia affatto vero che le nostre famiglie, nelle stragrande maggioranza, siano ‘dominate’ da un ‘padre padrone’.Questa mia convinzione é rafforzata dal fatto che l’Italia , stando alle statistiche, è una delle nazioni ,comprese quelle nord europee ed americane, in cui si verificano meno femminicidi in relazione al numero di abitanti. Il fenomeno, comunque, esiste e va combattuto .Innanzi tutto sono d’accordo con chi sostiene che questa lotta debba essere effettuata sul piano culturale . Perciò credo che sia necessario operare una più profonda diffusione del “ rispetto reciproco “, come ha detto il padre della povera Giulia e ”la scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.”
Aggiungo che, a mio avviso, tale ruolo spetti innanzi tutto alla famiglia e quella ‘liquida’ e non stabile non aiuta certamente. Il signor Cecchenin ha anche detto: ” Perciò dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco.” Sono assolutamente d’accordo con lui e, a mio parere, dovremmo sentirci nauseati da chi, col pretesto di far musica od opere d’arte , diffonde e stimola la peggiore brutalità sessista. Noi occidentali, comunque, abbiamo una cultura che ci arriva dalla civiltà greca e romana , dal cristianesimo e dall’illuminismo . Questa civiltà è caratterizzata dalla rispetto della persona, senza alcuna discriminazione di sesso, razza, condizione sociale, credo politico e religioso. Questi valori sono stati spessissimo distorti, oscurati, violati , disapplicati e traditi da noi stessi . La cronaca e la storia sono piene zeppe di simili esempi nefasti. Ciò non toglie che , comunque, é ad essi che dobbiamo guardare se vogliamo migliorare e tutelare da tutti gli oltraggi la stessa umanità e, riferendoci al caso esaminato, tutte le donne . Questi valori possono sintetizzarsi in quelli della libertà,responsabilità e merito individuale, legati a quello della pari dignità personale ed inclusi nel bene sociale.
Questo dovrebbe essere democraticamente affidato alla tutela di una robusta autorità. In questa ottica trovo giusto contrastare tutte le ideologie , le mentalità le abitudini e le mode che soffocano quei valori. Poiché si tratta, innanzi tutto, di una battaglia culturale, penso che in essa dovrebbero essere coinvolti soprattutto gli intellettuali . Sono loro che, direttamente o tramite tutti i mezzi di comunicazione, devono sensibilizzare noi cittadini comuni sulla grandezza e sull’utilità sociale di quei valori . Il nostro stato , dal canto suo, deve pretendere il loro rispetto da parte di chiunque, compresi gli immigrati che provengono da altre culture, rimarcandone l’importanza che la società gli attribuisce anche applicando pene severe e non banalizzate da sconti e benefici immeritati . In tal modo, sono certo, si darebbe un serio contributo alla difesa della dignità e della stessa vita di tante donne.