Il Giorno del Ricordo a Fertilia
L'opinione di Vittorio Guillot
Mi piace che nella nostra Fertilia oggi si celebri la giornata del ricordo e che tempo fa sia stato aperto il Museo dell’Esodo, intitolato a Egea Haffner, la bimba fotografata con la valigia recante la scritta’ Esule Giuliana ’. Io, addirittura, dedicherei anche una via cittadina a Norma Cossetto, la più nota tra le tante povere ragazze, stuprate, torturate e, infine, uccise dai feroci partigiani titini. E’ vero che sarebbe stato giusto onorare fin da molti anni addietro la memoria della immane tragedia delle foibe. Tragedia che per troppi decenni è stata, invece, taciuta e che certi luridi figuri ancora oggi minimizzano ed oltraggiano. Costoro affermano spudoratamente che la responsabilità di quella tragedia sia da attribuire alla politica persecutoria attuata dal fascismo contro le popolazioni slave.
Che il nazionalismo fascista abbia sparso del sale sulle ferite è possibile. Purtroppo, però, basta leggere l’articolo apparso il 6 dicembre 1920 sul giornale slavo ‘Novi List’ di Spalato , quando il regime fascista ancora non esisteva, per capire che l’odio degli slavi contro gli italiani è di gran lunga più antico. In quell’articolo, tra le altre ingiurie e minacce , si leggono, infatti, orribili e significative frasi come queste: ”Agli italiani non è lasciata che la scelta tra la morte naturale e la morte violenta “ e “ Gli italiani troveranno negli jugoslavi i loro carnefici”. A parte ciò, mi pare che i profughi istriano-dalmati, anche se dopo aver subito grandi difficoltà, privazioni ed umiliazioni, si siano integrati con le popolazioni presso cui sono arrivati.
Molti di loro, od i loro figli, hanno messo su casa e famiglia con persone dei luoghi che li hanno accolti, lì hanno svolto le loro attività imprenditoriali e lavorative, lì hanno frequentato le scuole e fatte nuove amicizie, nei cimiteri delle nuove località riposano i loro morti. Si sono, cioè, ben radicati nelle terre che li hanno accolti e credo, anche se resta sempre il rammarico della patria perduta, che, loro od i loro discendenti, non abbiano più la volontà di ritornarvi. Intendo dire, di ritornarvi stabilmente. D’altra parte, dopo aver effettuato alcuni anni fa un viaggio in Istria, per quanto la cosa mi abbia fatto dispiacere, mi è parso che la gran parte della popolazione emigrata circa 70 anni fa sia stata sostituita da altrettanta gente arrivata da altre parti della ex Jugoslavia. Insomma, gli italiani restati in quella terra bella e martoriata ormai sono una minoranza.
Perciò un ritorno al passato mi sembra impossibile e penso che per le vecchie e nuove popolazioni stanziate nelle terre del confine orientale dovrebbe realisticamente trovarsi una soluzione di rapporti pacifici, fondati sul riconoscimento dei diritti reciproci. Devono, cioè, essere riconosciuti i crimini commessi dagli invasori e condannarli, almeno moralmente. Devono anche essere risarciti agli eredi i danni subiti dai profughi. Inoltre deve essere riconosciuto agli italiani restati nella terra di origine il rispetto della loro cultura e della loro storia, quello di parlare liberamente la loro lingua, di impararla ed insegnarla nelle scuole pubbliche e private, di usarla negli atti e nei documenti pubblici, magari assieme a quella dei nuovi arrivati.
Quanto ai rapporti tra italiani e slavi di Istria e Dalmazia, tengo a far notare che già D’annunzio, ai tempi della Reggenza del Carnaro, aveva prospettato una forma di convivenza simile a quella che ho illustrato. Certo, la convivenza dannunziana doveva attuarsi nell’ambito dello stato italiano, dato che in quelle terre era allora maggioritaria la popolazione di etnia italiana. Oggi, dati i cambiamenti, dovrebbe attuarsi nell’ambito della Croazia e della Slovenia.
Piuttosto, ecco, la nostra Repubblica dovrebbe impegnarsi a fondo per tutelare, contro ogni discriminazione, i nostri connazionali d’oltre confine ed onorare la memoria dei perseguitati e dei martiri della feroce pulizia etnica perpetrata dai comunisti di Tito. Purtroppo le infamità continuamente commesse contro la Foiba di Basovizza ed altri monumenti che ricordano quei martiri ostacola una simile pacificazione ma spero che la ricerca della giustizia prevalga sulla barbarie.