Il pane di Sardegna: cultura di vita, un futuro per l’economia
La tradizione che sconfigge la crisi: l’affluenza ha superato del 50 % quella della scorsa edizione Pani di Sardegna alla Cavalcata Sarda
«Una ricchezza da esportare nel mondo» L’idea: farla diventare una manifestazione itinerante. «Sono impressionato dalla grande cultura del pane che ho scoperto in Sardegna, una cosa del genere non l’ho vista in nessun’altra parte del mondo». A parlare è Josep Pascual, noto maestro spagnolo sempre in giro per il globo con i suoi corsi di panificazione artistica, tanto da essere soprannominato lo “scultore del pane”. Dopo aver partecipato alla Cavalcata Sarda, Pascual non ha alcun dubbio: «Il pane è un buon cibo per il corpo e così bello è un alimento anche per lo spirito. Promuovere questa cultura rappresenterebbe per il vostro territorio una ricchezza inestimabile da esportare in “todo el mundo”».
La seconda edizione di Pani di Sardegna conferma così un successo straordinario sia per patrimonio di tradizioni, qualità dei prodotti e livello degli operatori, sia per il grande interesse e l’afflusso del pubblico arrivato in Piazza Castello nei tre giorni della kermesse. È stato un tripudio della pasta madre, dei cereali e della fermentazione, compresa quella del “pane liquido”, come è stata definita la birra artigianale Dolmen di Uri. Grandi sacrifici ma anche grandi soddisfazioni per gli operatori, in particolare per le donne della Pro loco di Olmedo che hanno impastato e infornato tre volte al giorno, dalla mattina sino a notte fonda. Ma anche per il Comune di Sassari e la Camera Palazzo Ducale, che quest’anno avevano intensificato il loro contributo alla realizzazione dell’iniziativa. Secondo le prime stime, l’affluenza ha superato del 50 per cento quella della scorsa edizione, con file incessanti negli stand.
Che sia un esperimento esemplare per combattere la crisi? Sembrerebbe di sì: non è stata la solita passeggiata di curiosi, la gente andava in piazza decisa ad acquistare il cibo di qualità, tanto che in alcuni banconi avevano venduto tutto fina dalla tarda mattinata. Un boom forse inaspettato, nonostante il preventivo raddoppio del numero dei forni. Qualche sacrificio hanno dovuto farlo anche i consumatori, con lunghe attese legate ai tempi della lievitazione naturale, condizionabile agli agenti atmosferici di un ambiente aperto. Grande partecipazione e divertimento anche ai laboratori dei bambini tenuti da Fausto Tavera di Ittiri, e ai corsi per gli adulti realizzati da Massimo Meloni di Olmedo e dallo stesso Pascal, che ha incantato i partecipanti con elaborazioni degne del miglior artigianato sardo. La speranza degli organizzatori è che la manifestazione possa diventare itinerante nei centri più importanti dell’Isola e, perché no, magari oltremare, portando nel mondo un’eccellenza della Sardegna non sempre conosciuta come meriterebbe.