La politica serve ancora a qualcosa?
Mi è stato chiesto perché, se mi sta a cuore la città e l’Italia, non mi sono impegnato con qualche partito politico. Ma perché, chi si impegna con i partiti politici ha a cuore la città e l’Italia? Tra l’altro non digerisco gli atteggiamenti ed i frasari beceri e violenti usati troppo spesso da “politici” ed “antipolitici”, che non si rendono conto che, a forza di seminare vento, peggiorano il degrado generale e rischiano di farci raccogliere tempesta. Battute a parte, sia chiaro che non sono un sostenitore della “antipolitica” ma dell’ “antisistema”. Mi riferisco al sistema che coinvolge tutti i partiti e che, alimentando il disgusto verso lo strapotere dei “cerchi magici” che li controllano, purtroppo alimenta la “antipolitica” e il pericoloso desiderio di autoritarismo che serpeggia qua e la. Secondo me, al contrario, occorre una democrazia che la faccia finita con l’arroganza delle oligarchie che, grazie alle carenze dellanostra Costituzione, dominano i partiti e la vita nazionale da sempre, compresi i 65 anni di repubblica partitocratica. Abbiamo bisogno di una democrazia che rispecchi l’autentica volontà e gli interessi della nazione e che, quindi, fondi l’Autorità dello Stato sulla massima partecipazione popolare. Perciò si deve mandare al ricovero la partitocrazia, fondata sull’esosa intermediazione di clans e caste autoreferenziali, che non hanno saputo neppure indicare una soluzione ai terribili problemi nazionali e locali, tanto che è stato necessario “commissariare “ il governo sia in comune che a Roma. Clans che, purtroppo, hanno spesso escluso dalla gestione della cosa pubblica tante “teste pensanti” di valore presenti nella società, ma non perfettamente allineate ai “capibastone” e che, così, hanno prodotto solo danni per tutti, compresi, alla lunga, i loro stessi affiliati e i loro figli. Malgrado ciò, molti politici, a livello centrale o in periferia, si sono impegnati per il bene comune e in alcuni casi, come quelli degli ammazzati dalla mafia, ci hanno persino rimesso la pelle. Purtroppo appartengono a una razza in via di estinzione. D’altronde, in tempi lontani, ci fu persino qualche feudatario “illuminato”, ma non per questo abbiamo nostalgia di quel sistema. Guardando all’attività del Centro Destra, Lega compresa, vedo che non ha realizzato alcuna riforma tesa a dare effettivamente voce ai cittadini, a liberare le forze vive della nazione e a valorizzare la meritocrazia. Le solite tribù, infatti, hanno pensato a sistemare in posti di comando trote, escorts… che un tempo erano chiamate puttane…. e tirapiedi che certo non potevano dare un grande contributo alla ripresa ed allo sviluppo. La Destra Nazionale, dal suo canto, si è suicidata all’ombra di Berlusconi e appiattendosi su quel “sistema” che, ai bei tempi, voleva abbattere. Di fatto si è adagiata su quei “ poteri forti ” della finanza e dell’economia che servono gli interessi delle lobbyes e, quindi, non quelli della comunità nazionale. Il Centro sembra che voglia far resuscitare il cadavere della cosidetta Prima Repubblica. In fatti la sua massima aspirazione, per l’esclusivo tornaconto di fare da “ago della bilancia”, consiste nel riesumare l’inefficiente metodo di formazione del governo mediante maggioranze da costituire dopo le elezioni. Questo metodo, però, fu causa di scarsa stabilità nella governabilità del Paese. Oggi quella governabilità sarebbe ancora più compromessa poiché è cambiato il quadro politico generale, dato che da un pezzo non c’è più né la “guerra fredda” né un partito, quale fu la D.C., che necessariamente doveva essere il perno del governo e del sistema. Addirittura penso che solo una Repubblica Presidenziale possa assicurare la solidità dell’Esecutivo e che gli “alleati” debbano concordare i programmi prima delle elezioni. Ciò perché non amo gli “uomini forti”, ma le Istituzioni democratiche forti che tutelino fortemente il popolo e l’individuo. Neppure è dato sapere quali siano le “idee guida” e i programmi della sinistra, schiacciata tra un incerto riformismo e il nefasto e confuso massimalismo dell’ala estrema. Capisco, infine, le ragioni delle proteste, da quella dei “forconi” a quelle del “Grillo parlante”, ma neanche loro offrono una reale proposta di nuova struttura dello stato, delle istituzioni e della società su cui fondare una seriae solida democrazia partecipativa. Da tutto ciò deriva un deficit della politica… ossia una politica deficiente… che rende la crisi non solo economica ed istituzionale ma, innanzitutto, di idee e culturale, per non parlare della crisi morale, sulla quale stendiamo un pietoso velo di silenzio.