Il rumore dell’estate. Appunti per la più bollente polemica estiva
L’infinita querelle del rumore (conosciuta anche come affaire del «delirio insostenibile di decibel») vince a mani basse il primo premio tra le polemiche estive dell’anno. E promette ancora grandi soddisfazioni ai numerosissimi polemisti algheresi. La sanguinosa guerra (soprattutto epistolare; primo, timido ossequio al silenzio) tra le due fazioni – da una parte i fieri sostenitori di una movida libertaria, dall’altra i difensori dell’ambiente prestati stagionalmente all’esercizio del rilievo fonometrico ossessivo – infiamma l’opinione pubblica locale, regalando anche insperati colpi di scena.
Non bastasse la malsana idea di una raccolta di firme – per iniziativa del WWF – al fine di sensibilizzare l’amministrazione comunale a una severa imposizione dei parametri di emissioni di rumore nell’ambiente (che provoca a chi conosce la città – e la vive – irrefrenabili crisi di ilarità: come se ci si potesse convincere che il nocciolo della questione sia davvero l’inquinamento acustico!), arrivano anche le fratture politiche trasversali, con imprevedibili conseguenze per la serenità della maggioranza. Accade infatti che due figure di certo rilievo nel panorama politico locale e afferenti all’area di centro-sinistra, come Carlo Sechi ed Enrico Daga, si trovino a convergere verso la “linea del silenzio”, guidata dal WWF cittadino (con Carmelo Spada in prima linea), e – di conseguenza – in violenta opposizione con l’ala riformista e possibilista (a favore di una maggiore tutela dell’intrattenimento musicale) condotta da Valdo Di Nolfo.
Quale sarà il destino di residenti, turisti, turisti privilegiati, musicisti e lobbisti non ci è dato sapere; per ora possiamo solo unirci in una snervante e silenziosissima attesa, nella speranza che il consiglio comunale prenda presto qualche decisione ragionevole. Poi sì, sarà importante non ricordarsi che ci sono ben altre emergenze, che la città è fatiscente, l’acqua giallastra e il lavoro un reperto archeologico; l’importante è che gli algheresi sappiano, definitivamente, se ad essi è toccato in sorte di vivere in una città-dormitorio o in una chiassosa Barceloneta. Noi possiamo piuttosto (e timidamente) proporre un ideale calumet della pace: diventi Alghero la sede per un festival estivo di interpreti dell’opera 4’33” di John Cage. Per una cultura del silenzio o per il silenzio della cultura?
p.s. dalla polemica e dall’articolo sono stati esclusi (per ragioni che non vorremmo indagare): Ruscello, Siesta, El Trò, Baia di Conte.