Joan Gala, un amico sincero di Alghero
L'opinione di Guido Sari
Lunedì 14 settembre si è spento a Barcellona Joan Gala uno degli uomini di cultura catalani che alla morte di Pere Català i Roca hanno continuato con discrezione e costanza a mantenere quei legami tra Alghero e la Catalogna che sono il risultato tangibile del Retrobament degli anni 60. Quel Retrobament di cui Joan Gala era un profondo conoscitore, come dimostrò nella conferenza che il 25 d’agosto 2010, in occasione del cinquantenario, fece sull’argomento nell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Alghero. Joan Gala non venne ad Alghero in quella famosa data, 1960, bensì, per la prima volta, nel 1979, sicuramente dietro pressione e suggestione dell’amico e maestro Pere Català i Roca, che quel Retrobament aveva invece voluto e organizzato, e dal quale sembrò ereditare la grande capacità di stringere solide amicizie ed anche una affabilità e un senso dell’ironia che lo rendevano subito simpatico.
Joan Gala fu un amico sincero di Alghero e tutte le volte che poté nelle riviste in cui scriveva non mancò di inserire riferimenti e articoli sulla nostra città e su quei nostri concittadini che usano la lingua storica di Alghero per far cultura. Numerose le recensioni sulla rivista Som (di cui fu membro fondatore) nella quale scrisse per anni. Recentemente collaborò anche con il periodico locale L’Isolano, che spesso pubblicava suoi articoli. Di lui mi piace ricordare lo studio Els treballs literaris d’Antoni Simon Mossa en llengua catalana e personalmente gli sono debitore di alcune recensioni di miei libri.
La sua disinteressata amicizia fu ricambiata dall’affetto degli amici algheresi che oggi, numerosi, ne piangono la perdita. Che fosse un amico sincero lo dimostrò anche con gesti concreti, come quando nel 1994 smise di collaborare con l’Avui perché non gli permettevano di scrivere articoli su Alghero o, più recentemente, quando volle essere presente alla messa in suffragio per la figlia di Antoni Cao, ed affrontò il disagio del viaggio benché fosse reduce da un ricovero ospedaliero per il male inguaribile che l’aveva colpito.