La minaccia dell’Isis è incombente, l’Eni ritira i propri dipendenti dalla Libia
Anche la multinazionale avrebbe deciso di fuggire dal Paese, ormai in parte sotto controllo dei jihadisti, che potrebbero attaccare anche per via aerea (almeno, questo è il timore dei servizi segreti).
I dipendenti di Eni che lavorano in Libia stanno già tornando in Italia, a fronte delle minacce che arrivano in questi giorni dallo Stato Islamico. Secondo il Corriere della Sera la decisione della multinazionale di salvaguardare gli italiani è stata presa da diverse settimane. Quindi da prima che le intimidazioni dell’Isis diventasse tanto opprimente come in questi giorni (almeno nelle dichiarazioni dei jihadisti del Califfato). “Tra i possibili obiettivi dei terroristi dell’Isis – scrive Fiorenza Sarzanini – gli impianti petroliferi ed energetici sono inseriti in cima alla lista, dunque la scelta di alleggerire le presenze rientra in una strategia che mira a ridurre al minimo il rischio nella consapevolezza che riuscire a uccidere gli italiani, sia pur all’estero, sarebbe comunque una vittoria dei fondamentalisti”.
Isis, attacco dal cielo. Per quanto concerne le minacce all’Italia, sul Corsera si legge che gli 007 temono che l’attacco possa arrivare anche dal cielo, mentre finora si era sempre temuto che venisse dal mare: “Quale sia il clima lo si è ben compreso qualche giorno fa, quando il sistema di difesa aerea è entrato in stato di massima allerta per un avviso trasmesso dai servizi segreti. La segnalazione parlava di alcuni aerei pronti a decollare da Sirte per colpire il nostro Paese. Non c’è stato alcun riscontro, ma la tensione rimane altissima perché forte continua ad essere il rischio di un attentato compiuto da ‘lupi solitari’ proprio come già accaduto a Parigi e poi a Copenaghen”. Il rischio attentati è paventato il dal sottosegretario alla presidenza con delega ai Servizi, Marco Minniti, che parla di “massima imprevedibilità della minaccia che per questo non ha precedenti e tiene insieme la capacità simmetrica e asimmetrica in quanto può fare sia campagne militari sia terroristiche”, rilancia la necessità di “avere una raccolta dati capillare” così come sull’importanza di dotarsi del Pnr, il codice passeggeri che fornisce notizie su tutti i voli incrociando dati “sospetti”, perché “non va sospeso Schengen, ma è indispensabile il controllo di chi si sposta verso i teatri di guerra”..
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