L’Agenzia delle entrate avrà accesso ai dati di tutti i conti correnti: ecco cosa cambia
Istituti bancari e Poste Italiane da oggi avranno l'obbligo di inoltrare all'Agenzia delle entrate, mensilmente e annualmente, i dati relativi a giacenza media, saldo del conto corrente di inizio e fine anno, ammontare di depositi e investimenti posseduti, titolarità e modalità di utilizzo delle carte di tutti i titolari di rapporti finanziari. Il fine? Combattere l'evasione fiscale.
In arrivo alcune novità per i titolari di conti correnti e carte di credito. Da oggi, infatti, istituti bancari e Poste Italiane dovranno inoltrare all’Agenzia delle entrate i dati relativi a giacenza media, saldo del conto corrente di inizio e fine anno, ammontare di depositi e investimenti posseduti, titolarità e modalità di utilizzo delle carte, finanche il numero di accessi alle cassette di sicurezza. Il fine? Consentire all’Agenzia delle Entrate di svolgere “attività istruttorie connesse all’esecuzione delle indagini finanziarie”.
Insomma, l’incrocio di questi dati servirà a combattere fenomeni di frode fiscale e fornire quindi ulteriori strumenti per l’avvio di accertamenti fiscali verso chi si sospetterà essere un potenziale evasore. Da oggi quindi, gli istituti bancari e finanziari, mensilmente, dovranno inviare l’anagrafica relativa a i nuovi clienti titolari di rapporti finanziari e annualmente, i dati contabili relativi a questi rapporti.
Per fare un esempio concreto: i nuovi dati a cui avrà direttamente accesso l’Agenzia delle entrate permetteranno di valutare la veridicità e la corrispondenza tra la dichiarazione Isee – ovvero l’indicatore sintetico della ricchezza che tiene conto dei redditi del nucleo familiare – fornita dal contribuente e il tenore di vita risultante dalla movimentazione dei conti correnti. Nell’Isee, infatti, viene richiesto di indicare l’ammontare della giacenza media di tutti i conti correnti posseduti. Con il nuovo provvedimento, quindi, l’Agenzia delle Entrate avrà accesso diretto a un dato che le permetterà di verificare la reale corrispondenza delle dichiarazioni e l’eventuale scostamento. Nel caso in cui l’ente fiscale dovesse stabilire l’esistenza di un’incongruenza, scatterebbe l’accertamento fiscale.
All’orizzonte sembra esserci quello che si potrebbe tranquillamente definire l’inizio di un “Grande Fratello fiscale”. Il Garante della Privacy, Antonello Soro, durante un’audizione alla Camera, cercando di rispondere alle domande relative alle due nuove infrastrutture che permetteranno l’inoltro di questa ingente mole di dati finanziari all’Agenzia, ha raccomandato l’utilizzo di sistemi informativi che riescano a impedire accessi impropri ai dati sensibili dei contribuenti e imposto la conservazione di queste informazioni per un periodo non più lungo di sei anni.
Non è la prima volta che il Garante interviene con delle raccomandazioni dirette all’Agenzia delle Entrate. All’inizio di marzo, infatti, ha individuato numerose criticità relative a uno dei sistemi utilizzati dall’Ade per la costituzione dell’Anagrafe tributaria, il servizio Fisconline:
“Rispetto ad alcune prescrizioni formulate all’Agenzia nell’ambito di specifici provvedimenti – che risalgono addirittura al 2008 – sono state riscontrate numerose ed importanti criticità riguardo a misure tecnologiche ed organizzative che non possono in alcun modo essere sottovalutate […] La tematica della sicurezza dei sistemi e delle informazioni che custodiscono vale per qualsiasi banca dati del Paese; ancor di più per l’Anagrafe che rappresenta indubbiamente la più grande banca dati pubblica del Paese. Per questo, l’Autorità continuerà a lavorare affinché vengano garantiti i massimi livelli di sicurezza per impedire che possa essere violato anche un solo dato di un qualunque cittadino”.
A quali rischi concretamente si riferisce il Garante? Il servizio, che permette l’accesso al cosiddetto “cassetto fiscale” e, tra le altre cose, la trasmissione del 730 precompilato all’Autorità fiscale, non poggerebbe su un’infrastruttura informatica così sicura, tantomeno l’invio dei codici di accesso rispetterebbe quella che dovrebbe essere la procedura standard di sicurezza. Secondo il Garante, infatti, a destare preoccupazione sarebbero le modalità di invio di parte di pin e password d’accesso, che vengono inviate per posta e potenzialmente, quindi, permetterebbero a chiunque di accedere a tutti i dati sensibili del malcapitato contribuente solo intercettando la comunicazione postale.
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