L’antenna della discordia
L'opinione di Leonardo Casu
A bocce ferme o quasi, (si dovrà soltanto decidere se l’antenna sorgerà dove ne è stato realizzato il basamento, oppure in un altro sito sempre all’interno delle case popolari; l’ipotesi di fonte municipale tesa ad un dirottamento all’angolo tra via Marconi e via IV Novembre sembra non abbia il gradimento di Vodafone perché non ottimale dal punto di vista dell’irraggiamento del segnale), è necessario risalire a quelle ore, all’incontro degli Abitanti del Quartiere con il Sindaco e la sua Giunta, per capire chi siamo noi Abitanti di Alghero, come sia fatta la nostra Comunità, e se vi sia la possibilità di individuare in tutta la storia un barlume, un embrione di ‘Bene Comune’, da inseguire e possibilmente realizzare, a beneficio di tutti, idea che alla fine conta più di ogni altra cosa. In quei giorni, i sostantivi più appropriati, li ha usati Emiliano Piras, Consigliere Comunale del Nuovo Centrodestra, il quale, in un breve commento pubblicato su Alguer.it, parla giustamente di ‘contraddizioni’ e ‘ipocrisie’, condite dal ‘silenzio colpevole’ del Comitato di Quartiere sul quale spara a zero, male informato forse da qualche tirapiedi di bassa lega; se avesse contattato direttamente il Comitato di Quartiere, forse, oltre ad essere informato in modo corretto, avrebbe potuto approfittare di un dibattito fatto di concetti e temi assai vicini al suo modo di pensare, ampliando conoscenze e percezioni più variegate sul livello culturale presente in Città, e che va oltre il proprio seguito personale; comunque, a parte questo incidente di percorso, sanabile con il tempo e con le reciproche volontà, Egli ha centrato perfettamente la sostanza della problematica, pur non avendo il coraggio di approfondirne il percorso, vista la caratura dei temi interessati.
Contraddizioni! Una di carattere generale, che è valida cioè per l’Uomo in genere che vive questi tempi; godiamo di servizi, che solo cinquanta anni fa erano inimmaginabili, ma non siamo in grado da un punto di vista tecnologico di attenuarne l’impatto nel mondo che ci circonda con il quale dovremmo vivere in sintonia e armonia; pensiamo solo alla energia nucleare che permette il funzionamento di apparati diagnostici, alla base di terapie curative per determinate patologie e largamente impiegata nella ricerca; ma non abbiamo ancora risolto il destino delle scorie nucleari derivanti dagli utilizzi appena citati, che vengono ammassate un po’ dovunque nel Pianeta, costituendo un pericolo per il presente, ma soprattutto per il futuro, verso il quale tutti abbiamo degli obblighi ben precisi; si dice che il Governo nazionale abbia deciso che lo stoccaggio delle scorie italiane, piuttosto che in altri Paesi a costi enormi, debba essere realizzato nelle profondità di una miniera sarda con ovvi compensi per l’economia isolana; oltre ai vantaggi economici (che devono essere consistenti), pretendo da sardo che l’attività governativa abbia chiari tre concetti fondamentali : a) le ricerche ed i protocolli successivi, nella esperienza mondiale, danno per certo che l’interramento delle scorie annulli i loro effetti sulla vita della natura e quindi dell’Uomo? b) vi sono delle esperienze o ricerche alternative che prevedano risultati ancora migliori? Se se ne ha sentore, si apra una discussione tra esperti, la si renda pubblica, e solo dopo un chiarimento definitivo, il Governo assuma le decisioni nel merito; c) supponendo che la soluzione ora prevista sia la migliore in tutti i sensi, siamo certi che lo stoccaggio in tutte le sue fasi venga completato da imprese che nulla abbiano a che vedere con le organizzazioni criminali, e che per tale motivo le fasi diverse dell’operazione vengano dirette in prima persona dal Giudice Cantone nella sua qualità di ‘Autorità Nazionale Anticorruzione’ (solo la responsabilità diretta da parte di una Persona onesta, potrà garantirci da lestofanti come quelli di scena all’Aquila durante il terremoto o come quelli che hanno frequentato il Campidoglio sino a pochi giorni or sono)?
Ho preso posizione su questo problema perché, emblematico in relazione all’episodio che ha dato origine a questa riflessione, non ci farà mancare gli stessi stati d’animo, nuovi capipopolo e sante crociate, orchestrati dai soliti ‘pescatori nel torbido’, che sono uguali sia nel nostro piccolo mondo, che nei più ampi respiri del contesto regionale o nazionale, sia che si voli basso con i cassonetti dell’immondizia o del telefonino che ognuno di noi porta in tasca , sia che si tratti dello stoccaggio di scorie, sicuramente pericolose, ma alle quali, sino a che non si troveranno soluzioni diverse, tutti ricorriamo quando la salute e la salvaguardia della nostra vita ce lo impongono.‘Pescare nel torbido’ significa cercare vantaggi in situazioni poco chiare e difficili da capire quando il nostro naturale egoismo appanna l’intelligenza e la capacità di discernere; e sicuramente Emiliano Piras, quando parlava di Ipocrisie, si riferiva ai personaggi, cultori di queste pratiche, i quali, pur di sottrarre qualche voto, pur di danneggiare deliberatamente una persona, pur di trarre un qualsiasi vantaggio, dimenticano di possedere la capacità intellettiva del genere umano e si abbandonano a squallide operazioni di sciacallaggio.
Valutando nel particolare quella vicenda, oltre al fatto che quel Piano per le Antenne, superficiale quanto si vuole, ma pur sempre voluto da un Consiglio Comunale del 2002, cogente quindi per le Amministrazioni successive, colpisce innanzitutto il fatto che i Personaggi presenti in quel Consiglio Comunale ed ancora oggi in piena attività politica, non solo non facciano ammenda di errori trascorsi, ma si scaglino oggi contro chi deve subire gli effetti derivanti da atti amministrativi dovuti; e questa è ipocrisia bella e buona; il far riferimento ad una legge, armandone la bocca e l’emotività di coloro, Abitanti del Quartiere, i quali protestavano la sua imprescindibilità, sapendo che tale legge era stata cassata nel suo significato dal Consiglio di Stato, è ugualmente ipocrisia bella e buona, unita a viltà se si considera che il movimento popolare di resistenza all’antenna, è stato lasciato solo a difendere una legge non più vigente, dinanzi all’Assessore Salvatore nella doppia veste di Amministratore e di Avvocato. Ma l’atteggiamento più sorprendente e controverso mi è sembrato di ravvisarlo in tutti coloro i quali, contestando l’antenna dinanzi alla propria finestra, la imponevano e l’auguravano accanto ad altre finestre, purché non fossero le proprie; ognuno giudichi se stesso, ma a me è sembrato di vedere l’Uomo il quale ogni tanto, pur consapevole delle conquiste nel cammino evolutivo verso il suo perfezionamento interiore, ritorna alla caverna, agli istinti primordiali, all’egoismo puro. Solo occasionali corti circuiti, o dobbiamo rivedere qualcosa? Alla prossima.