Legare i cani (e non solo) alla catena è reato: lo dice la Cassazione
Secondo la Corte suprema di Cassazione legare gli animali è una violenza nei confronti della loro natura. La sentenza si riferisce in particolare agli animali dei circhi.
Quante volte vi è capitato di vedere animali, soprattutto cani, legati alla catena e costretti a muoversi con grandi difficoltà in spazi angusti? Ebbene, dovete sapere che è un reato e la conferma arriva da una sentenza della Cassazione, che ha condannato il circo Togni per aver custodito due elefante con catene molto corte, in una condizione di totale incompatibilità di quegli animali con la loro natura. A riferirlo è la Lega Antivivisezione (Lav) che aveva denunciato il circo nel 2012, opponendosi poi all’archiviazione del caso. Secondo l’associazione quella della Corte suprema è “una pronuncia importantissima, che conferma ancora una volta come detenere un animale a catena sia incompatibile con la sua natura, a prescindere dalla condizione di cattività e conferma anche, laddove ce ne fosse bisogno, che la vita degli animali dei circhi è sofferenza”.
La nota della Lav continua: “Il Governo e il Parlamento italiano devono prendere atto delle evidenze scientifiche e dell’accresciuta sensibilità degli italiani, il 71,4% dei quali, secondo il Rapporto Eurispes del 2016, è contrario ai circhi con animali”. La Lega Antivivisezione chiede che venga data immediata esecuzione ai dettami del Parlamento che, già nel 2013, richiedeva la revoca del finanziamenti pubblico ai circhi con animali (a partire dal 2018) a favore del circo Contemporaneo senza animali.
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