L’Europa al tempo del coronavirus

L'opinione di Vittorio Guillot

Non sono un esperto di finanza per cui mi farebbe solo un gran piacere che qualcuno, con argomenti solidi, smentisse quanto scrivo. Premetto di aver sempre creduto nella necessità di una Europa Unita che, pur rispettosa delle diversità, aggregasse i suoi popoli per difendere la comune civiltà ed i comuni interessi sviluppando le sinergie con cui far fronte alle vecchie e nuove superpotenze ed alle fortissime multinazionali. Idealmente sono sempre legato a questa concezione dell’Europa e penso che i contrasti tra gli stati europei, in un mondo sempre più dominato da superpotenze e multinazionali, si riduca ad una tragicomica zuffa tra nanetti. D’altra parte l’atto costitutivo della Comunità Europea fu stipulato proprio per promuovere la cooperazione, superare le crisi, eliminare i reciproci attriti e rimediare alle carenze delle aree depresse. Persino la Germania trasse degli enormi vantaggi da quella cooperazione nei momenti difficili del secondo dopoguerra e della riunificazione. Purtroppo, e non da oggi, quell’iniziale spirito di reciproco aiuto si è affievolito al punto che, se non lo si recupera immediatamente e se non si creano delle istituzioni comunitarie autorevoli e sganciate dalle pretese degli stati economicamente più forti, questa Unione Europea è destinata al naufragio. Certo non mi piace per niente che l’Europa si spacchi anche sul modo di combattere la sua peggiore crisi, dovuta al coronavirus. Per Istituzioni Comunitarie autorevoli intendo la fondazione di una Federazione di Stati, ispirati da uguali principi etici, ciascuno dei quali conservi una sua sovranità per le materie che esauriscono la loro ragion d’essere all’interno dei singoli stati. D’altra parte, lo Stato Federale, che dovrebbe avere una sua Costituzione, un suo presidente, un suo governo ed un suo parlamento, dovrebbe avere, invece, una sua Sovranità per quanto riguarda la politica estera, compresi gli aspetti finanziari, economici e militari.

Insomma, a mio avviso, dovrebbe andare in soffitta l’attuale sistema della Unione europea, fondato su una ‘Associazione di Stati e governato dal Consiglio dei Capi di Stato e di Governo, in cui ognuno tira prepotentemente l’acqua al suo mulino e le cui Direttive, che sono le sue Leggi, possono essere adottate solo se votate all’unanimità.  Questo sistema legislativo favorisce, ovviamente, i ricatti degli stati più tracotanti. Per quanto riguarda gli aspetti economico-finanziari, ho la sensazione che, in particolare nella gravissima situazione in cui tutti ci troveremo per la interruzione o la cessazione di una infinità di attività produttive causata da questa pandemia, non sia sufficiente la sola sospensione del ‘Patto di Stabilità’ o il ricorso agli aiuti di Stato. In tal modo, infatti, un enorme debito pubblico dovrà essere comunque pagato dallo stesso Stato che, così, vedrà il suo futuro ipotecato per una infinità di decenni. A maggior ragione trovo infame ed economicamente penalizzante la pretesa che il Meccanismo di Aiuti agli Stati, il MES,  possa essere coperto mediante prelievi forzosi dai risparmi privati. A mio fallibilissimo parere, l’aspetto finanziario ed economico della crisi può essere superato solo ricorrendo agli Eurobond, ossia ai prestiti garantiti da tutta l’Unione Europea. In tal modo la quota maggiore del debito pubblico sarebbe volontariamente sottoscritta dai risparmiatori di tutto il Continente. Non si tratta certamente di estorcere agli europei delle indebite elemosine in favore di certi stati, tra cui l’Italia, ma di ‘europeizzare’ i titoli di stato. Non mi pare che gli ‘investitori’ correrebbero il rischio di veder andare in fumo i loro risparmi dato che, come ha ricordato anche Draghi, l’Europa ha un sistema finanziario complessivamente molto solido.

Piuttosto mi chiedo da molto tempo se è logico che la nascita della moneta unica, l’Euro, governata dalla B.C.E e da chi in Europa può fare la voce grossa, non dovesse automaticamente implicare anche la ‘europeizzazione’ dei debiti pubblici e, quindi, la emissione degli Eurobond. Ciò a maggior ragione se teniamo presente che, con l’avvento dell’Euro, è impedito ai singoli stati di fare una propria politica monetaria e, in definitiva, finanziaria e, quindi di procedere alla svalutazione della moneta. Confesso che questo modo di governare l’Euro richiama alla mia mente il deprecato sistema neocoloniale con cui la Francia controlla molti Paesi africani attraverso il franco c.f.a.. A questo punto, mi sembra evidente che, se non ci saranno gli Eurobond, non si potrà parlare di solidarietà e cooperazione europea. Di ciò si avvantaggeranno le economie più forti, leggi ‘Germania’, e quei ‘paradisi fiscali’, leggi ‘Olanda e Lussemburgo’. Loro, infatti, attireranno grandi messi di capitali a scapito dei Paesi economicamente più deboli. Potranno anche vendere i loro titoli di stato a tassi bassissimi o, addirittura negativi, avvantaggiando le banche e gli speculatori. Non dimentichiamo che in tal modo qualche anno fa anno fa costoro massacrarono la Grecia. Io, che non capisco gran che di finanza, ignoro se una eventuale uscita dall’Euro porti tragedie o vantaggi. Purtroppo sono certo che sarà un fatto ineluttabile, assieme al collasso della U.E., se la finanza della Comunità sarà diretta in vantaggio di alcuni stati ed in danno di altri. A questo punto, agli Stati più poveri, se non volessero finire sotto l’egemonia di un IV reich, non resterebbe che mollare l’Europa. Per finire come e dove? Io non so rispondere! Tutto ciò per me è triste, estremamente triste e, perciò, vi prego, smentitemi, se avete argomenti contrari.

Vittorio Guillot, 31 Marzo 2020