«L’importanza del Piano di Protezione Civile Comunale»
L'opinione di Manuel Carta, presidente dell'associazione Esculapiani
Sono attualmente Presidente dell’Associazione Esculapiani e mi occupo come Operatore Socio Sanitario, dei pazienti malati di SLA. Sono Commissario uscente della Croce Rossa Italiana di Alghero e volontario del 118 da 15 anni circa. Ho partecipato a numerose missioni umanitarie, come il sisma in Abruzzo, poi quello in Emilia Romagna, l’alluvione a Genova poi quella a Olbia, sono stato a Lampedusa per gli sbarchi… insomma, una passione carica di esperienze. Come esperto di Protezione Civile, mi sento di denunciare la totale mancanza di conoscenza dell’argomento da parte di numerose amministrazioni comunali. La prevenzione è presa veramente sottogamba da buona parte dei comuni.
Nel piano di protezione civile comunale (che abbrevierò in PPCC), devono essere inserite all’esasperazione tutte le varianti di intervento in base alla calamità e in base al livello del rischio. Molti si basano sul fatto che “non succede mai niente” quindi, come fossero degli Highlander, basano la propria vita e quella dei cittadini che amministrano, su qualche foglio redatto da un architetto o un geometra che di esperienza sul campo ha solo quella sulla carta, e a volte neanche quella. Ma la carta scritta , con tutto il rispetto, da chi non sa cosa c’è dentro un fiume di fango durante un’alluvione, o come piega un palazzo in due un sisma, o chi non ha visto come l’acqua o i detriti riescono a far sparire pale meccaniche e tir interi sotto la terra, a parer mio, serve veramente a poco in questi ambiti. Inoltre, chi ha la responsabilità della vita di tutta la popolazione, non dovrebbe dormire sogni tranquilli se non ha in campo delle ottime forze ben addestrate. Perché purtroppo di addestramento se ne fa veramente ben poco e tutto “in casa”. Il mio istruttore mi diceva sempre: “avete nel vostro comune un piano di protezione civile? Si? Lo avete provato? No? Allora NON avete un P.P.C.C.”.
Bisogna studiare la storia fino indietro di 100 anni, per capire quali sono stati gli eventi calamitosi sul territorio, a distanza di quanto tempo l’uno dall’altro, quali zone specifiche sono state interessate, insomma uno studio approfondito per poter prevenire, perché la prevenzione è la più grande arma che noi abbiamo. Investire sulla prevenzione fa risparmiare due terzi dei costi per sanare le perdite in caso di disastro. Non è un discorso di “se succede”, ma un discorso di “quando succede”, e quando succede non dobbiamo impazzire a perdere tempo a cercare aiuto qua e la, ma dobbiamo avere un piano dettagliato con risorse, equipaggiamenti, personale, mezzi sempre aggiornato. Il tempo sta cambiando, e il territorio non è pronto a subire questi eventi climatici. Non voglio mettere nessun allarmismo in atto, ma vorrei che chi di dovere si responsabilizzi molto di più e inizi un lavoro serio e imperituro nel proprio territorio.