L’Italia è un paese di analfabeti: lo dice l’Ocse
L’Ocse nella sua ricerca ha messo a confronto la preparazione della popolazione adulta intervistando oltre 166mila persone tra i 16 e 65 anni di età di 24 Paesi, ne risulta che un italiano su cinque ha problemi di lettura, mentre in Giappone e Finlandia il rapporto scende a 1 su 20 e 1 su 10. Inoltre quasi un terzo della popolazione leggendo un libro o qualsiasi altro testo scritto riesce a interpretare soltanto informazioni semplici.
Gli italiani sono gli ultimi della classe anche negli “esercizi di calcolo”, (31,7%) insieme a spagnoli (30,6%) e statunitensi (28,7%). Tra le competenze analizzate dall’Ocse ci sono anche quelle informatiche: su questo fronte l’Italia è tra i paesi con il più basso livello di preparazione (24,4%), vale a dire che un italiano su quattro non ha alcuna conoscenza informatiche di base.
Se a questi dati affianchiamo la ben nota indagine “Pisa” (Programme for International Student Assessment) che vede i nostri studenti nelle ultime posizioni per competenze in lettura, scienze e matematica il quadro si fa davvero molto preoccupante. Ciò che tuttavia è ancor più grave è la reazione che queste ricerche suscitano nel nostro Paese: dal disinteresse collettivo alla sottovalutazione e messa in discussione dei risultati e dei metodi di analisi.
Inoltre in Italia sussiste un altro problema molto preoccupante che getta un’ombra inquietante sul futuro del Paese: i cosiddetti “Neet” acronimo di “Not (engaged) in Education, Employment or Training”. Si tratta di circa due milioni e mezzo di giovani che non sono inseriti in alcun percorso formativo (sia esso scolastico o professionale) né lavorativo.
Ricapitolando, dai dati emerge che in Italia abbiamo una platea di studenti tra i meno preparati d’Europa, un numero non calcolabile ma senz’altro considerevole di “occupati” con gravi problemi di analfabetismo funzionale e circa due milioni e mezzo di Neet fermi al palo. Forse per invertire il declino a cui siamo destinati oltre a un “Piano Marshall” per il lavoro come invocato da qualcuno, dovremmo preoccuparci di realizzare un Piano Nazionale per l’istruzione e la lotta all’analfabetismo avendo il coraggio di accettare che, pur essendo uno dei Paesi che dispone del patrimonio artistico e culturale più significativo del mondo, siamo un popolo “analfabeta”.
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