Lo inseguivano tre pakistani, ma solo per restituirgli il portafogli con i soldi
Essere pedinati avrebbe fatto paura un po a tutti. Tre pakistani lo inseguivano con l’auto, facevano mille segnali con le luci, con le frecce, lui si era spaventato a morte. “Suonavano il clacson con insistenza e mi facevano gli abbaglianti in continuazione. Pensavo fossero dei malintenzionati. Avevano in mano il mio borsello. Ho creduto me l’avessero rubato. Invece l’avevo perso e volevano restituirlo”. Racconta l’episodio Efisio Leori, 67 anni, ristoratore di Domus de Maria, che rientrava da una visita fatta al fratello nella sua abitazione. Ultime chiacchiere davanti alla macchina, un saluto al volo, e il borsellino lasciato distrattamente sul tettuccio della macchina. Come il signor Efisio è ripartito dopo qualche metro, il tempo di riprendere velocità e il borsello cade a terra. Tre pakistani nella loro vettura si accorgono del fatto , si fermano, lo raccolgono e inseguono il signor Efisio per restituirglielo. Ma il pregiudizio spesso offusca la realtà dei fatti e il ristoratore ha temuto il peggio perchè pensava di essere inseguito da malintenzionati che gli intimavano di fermarsi facendo tutti i segnali possibili, con il clacson e con gli abbaglianti. In quel borsello c’erano 200 euro e carte di credito. Tutto è rimasto al suo posto. La lealtà di queste persone ha dimostrato spesso la razza e il pregiudizio non devono compromettere le relazioni umane che sono alla base della nostra società.