Chi sporca paga. Sanzioni severe all’interno del Parco
Più controllo e sicurezza. Pesanti sanzioni a chi sporca nell'Area Parco.
Combattere inciviltà e negligenza per salvaguardare il parco naturale regionale di Porto Conte: opporsi, dunque, con determinazione all’inciviltà di chi sporca come se il Parco fosse una discarica a cielo aperto e alla negligenza di chi – pur pagato per farlo – non raccoglie i rifiuti. Sul primo fronte, all’indomani della segnalazione alle autorità della presenza di sporcizia e rifiuti tra il Baia di Conte e le Prigionette, il presidente del Parco, Stefano Lubrano, ha avviato un’azione programmata già da tempo: sono stati condivisi con le forze dell’ordine il regolamento e le sanzioni amministrative per chi dovesse commettere illeciti nell’area naturalistica. Gli introiti, derivanti dalle sanzioni, saranno destinati al Parco. Insomma, chi sporca paga: non si tratta di una minaccia, ma di una promessa fatta a tutti quelli che hanno a cuore le sorti di una delle perle ambientali più prestigiose della Sardegna.
Resta l’amaro in bocca per l’assenza di una visione comune a tutela del compendio: “Le recenti segnalazioni sulla mancata raccolta dei rifiuti in zona parco – dice Stefano Lubrano – fanno ben comprendere che, se non ci sono tutti gli ingranaggi perfettamente sincronizzati, viene vanificato il lavoro di tante persone e banalizzati, se non frustrati, gli obiettivi che un ente come il Parco di Porto Conte si è dato. Sono state condivise le sanzioni per chi dovesse commettere illeciti, ma è evidente che – a fronte di tale precisa azione – tutto viene reso vano se chi è deputato alla raccolta dei rifiuti in zona parco lascia letteralmente abbandonati i cassonetti e le aree in cui essi si trovano, generando pericolosi accumuli”. Sul secondo fronte, quello della negligenza del servizio di pulizia, non sono state sinora sufficienti le segnalazioni , più volte effettuate, nei confronti della società che gestisce la raccolta dei rifiuti.
Una situazione che – commenta Lubrano – dovrà essere risolta senza indugio. Il presidente del Parco pone sul tappeto un’altra questione: la cattura e l’abbattimento dei cinghiali , protagonisti inconsapevoli dello scempio intorno ai cassonetti colmi di spazzatura. Lubrano lancia un nuovo appello alla Regione perché consenta al Parco di procedere all’abbattimento dei cinghiali. Si tratta di un progetto, presentato a luglio 2013, che doveva essere attuato nell’ottobre dello stesso anno, e che ad oggi resta senza risposte. Sotto pressante sollecito del Parco e soprattutto del Prefetto di Sassari, Salvatore Mulas, la Regione ha infatti dato l’autorizzazione agli abbattimenti solo fino all’aprile scorso. “Non riteniamo possibile dire che esiste un parco, premiarlo, segnalarlo come esempio regionale se poi non arrivano le risposte proprio dalla Regione” dichiara Lubrano e il riferimento palese è alla decisione, assunta dal Consiglio Regionale, con “grave responsabilità dei rappresentanti algheresi in Consiglio e in barba a quanto è scritto nella legge istitutiva”, in merito alla riduzione del 50% delle spese di gestione, cosa a cui l’attuale Assemblea sta cercando di porre rimedio per consentire al Parco di continuare ad operare.