Mamatita Festival, studenti dell’Asfodelo a scuola di rigenerazione urbana
Gli allievi del Primo Circolo progettano un grande Murale con l'artista Ruben Mureddu
Accoglienza, arte, teatro di strada: la terza edizione del “Mamatita Festival”, kermesse artistica multidisciplinare e performativa con al centro il tema della città che si fa spazio per l’arte e la creatività, è già nel vivo. Nata per idea dell’artista Chiara Murru e realizzata da Spazio T col supporto di Comune di Alghero e Fondazione Alghero, quest’anno la manifestazione è andata a scuola. In attesa a settembre di una nuova invasione di artisti, nel primo circolo didattico di via Asfodelo si lavora a un progetto di rigenerazione urbana attivo e partecipato.
Guidati dall’artista Ruben Mureddu, da alcune settimane i giovanissimi studenti progettano la realizzazione di un grande murale lungo le pareti perimetrali e il tetto della scuola. Un modo per completare artisticamente, e col coinvolgimento dei ragazzi, la riqualificazione in corso. Nell’idea dei promotori, l’iniziativa potrebbe replicarsi anche in altre scuole. Il graffito sarà realizzato a inizio settembre e si vedrà dall’alto. Ma Ruben Mureddu coordinerà i bambini nella realizzazione di un grande muro colorato all’interno del giardino. L’installazione inedita e permanente sarà realizzata dai ragazzi per la città, ma anche per coltivare all’arte le generazioni future, come vuole il Mamatita Festival dalla sua nascita.
Ruben Mureddu vive e lavora ad Alghero. Proviene dall’Accademia di Belle arti di Sassari. Ha viaggiato e studiato, trascorrendo lunghi periodi in India e nel Sudest asiatico per proseguire la sua ricerca tra Parigi, Lione e Strasburgo. Scandagliato a fondo il rapporto tra arte e psiche, ha conseguito all’Università Roma Tre un Master di primo livello sulle arti-terapie, specializzandosi su metodi e tecniche d’intervento.
Dal 2011 al 2017 è stato terapeuta nell’ex ospedale psichiatrico di Rizzeddu, conducendo laboratori di tecniche plastico-figurative, collaborando con psicologi, psichiatri e operatori sociali. Da strumento di terapia i laboratori diventano spazio di scambio coi pazienti e luogo d’indagine e sperimentazione artistica, tra pittura, scultura, installazione, performance, fotografia e video. Alla fine del percorso, che è anche interiore, Mureddu sceglie la pittura figurativa come sua principale forma espressiva.