“Mascherine e milioni al vento”
L'opinione di Vittorio Guillot
Mi fa inviperire che per acquistare in Cina delle mascherine anticovid siano stati pagati 63 milioni di euro a tre intermediari, di cui uno è un giornalista, un altro un ingegnere ed il terzo un faccendiere sudamericano. Come e perché sono stati selezionati e scelti questi qua? Quali sono le loro competenze specifiche in materia? Perché gli sono stati pagati quei faraonici compensi? Tutto ciò non è dato sapere, alla faccia della onestà e della trasparenza. Ma come, mi chiedo, non abbiamo un Ministero degli Esteri, un Ministero del Commercio con l’Estero, una Ambasciata a Pechino e Consolati sparsi in tutta la Cina? Non ci sono rappresentanze diplomatiche cinesi in Italia? Che bisogno c’era di rivolgerci a quei tre per individuare i fornitori di mascherine? Non ci era stato raccontato, inoltre, che per diminuire le spese pubbliche ed eliminare la povertà si cambiava addirittura la Costituzione e si riduceva persino il numero dei parlamentari? Perché, allora, si sono gettati al vento quei 63 milioni? Non sarebbe stato molto meglio utilizzarli per aiutare le famiglie e le imprese in crisi? Personalmente ritengo che i cittadini che non sono economicamente colpiti da questa crisi, dovrebbero essere chiamati ad accollarsi gran parte del peso sostenuto da tanti altri. Quando, però, leggo notizie come questa la mia diffidenza verso chi ci governa arriva alle stelle.
Questo, purtroppo, mi sembra un esempio dei tanti sprechi di pubblici denari attuati in questi anni. Perché, infatti, anziché far funzionare a dovere il Comitato Nazionale della Economia e del Lavoro, che è un dispendioso organo costituzionale, per affrontare i nostri problemi economici e finanziari si sono istituite delle costosissime ‘Task Forces’? Non vi pare che i nostri governanti abbiano, di fatto, mostrato una assoluta sfiducia verso la Pubblica Amministrazione ma non abbiano mosso un dito per farla funzionare meglio? Il fatto è che, anche per quanto riguarda questo aspetto, i partiti vivacchiano alla giornata, senza solide prospettive a cui tendere. Così finiscono per trastullarsi in questioni effimere, secondarie, di apparenza, pronti ad agire in modo assolutamente diverso dalle chiacchiere che ci propinano. Il M5S è maestro in questo gioco ma gli altri partiti, a destra come a sinistra, si baloccano allo stesso modo. Non vi pare, infatti, che una classe politica che avesse voluto veramente aprire lo stato come una scatola di tonno, avrebbe dovuto per lo meno abbozzare una riforma di quelle istituzioni, da essa stessa ritenute inadeguate? Io non pretendo che in un tempo limitato e tanto difficile per la pandemia si effettuasse un riassetto dell’intera pubblica amministrazione.
Però, per mostrare almeno una seria volontà di cambiamento, non sarebbe stata necessaria una bozza di riforma che puntasse ad avere strumenti idonei e pubblici dipendenti opportunamente formati e responsabilizzati, nel senso che chi sbaglia paga e chi ben produce è giustamente premiato? Niente, invece, di tutto ciò è stato neppure sognato. Infatti si sono lasciate immobili ed inalterate le pubbliche istituzioni e ci si è affidati a quelle dispendiose ‘Task Forces’ e agli inconcludenti ‘Stati Generali ‘. Certo non può essere considerata una riforma la assunzione di inefficienti ‘navigators’ e di personale fornito della sola licenza della scuola dell’obbligo. Ci si rende conto che questo modo di procedere è dannoso anche perché l’affidamento di inutili appalti e consulenze ai privati impoverisce le capacità professionali dei pubblici dipendenti che, privi di concrete esperienze sul campo, potrebbero diventare addirittura incapaci di predisporre gli stessi appalti e di valutarne l’esecuzione?
Tra l’altro quei consulenti, essendo dei liberi professionisti, potrebbero essere facilmente indotti ad approfittare di quegli incarichi per fare gli interessi loro e delle lobbies anziché quelli della collettività. Sia chiaro che io non sono pregiudizialmente contrario agli appalti, che possono essere utili per gli enti pubblici quando le imprese economicamente e tecnicamente valide ne integrano le funzioni. Sono, però, dell’opinione che ad essi non si debba ricorrere se le pubbliche Autorità possono disporre di personale e mezzi idonei e, ancor più, se ciò compromettesse la loro capacità di dirigenza e di controllo. A parte tutto ciò, sono sicuro che quando questa dannata pandemia passerà, saranno avvantaggiati quei popoli che riusciranno a far ripartire per primi le loro economie. Ovvio che per quella ripartenza sarà fondamentale anche la snellezza della pubblica amministrazione e la capacità professionale dei suoi funzionari. Perciò occorrerebbe un apparato tecnico-amministrativo efficiente e, quindi, una profonda riforma di quello attuale. Sapete dirmi, a questo punto, in cosa consiste il piano di riforma predisposto dalla nostra classe dirigente politica? Io non lo vedo, forse perché, con gli anni, sono diventato miope.