Metà delle università italiane è a rischio fallimento
Metà degli atenei italiani è tecnicamente in default: l’allarme arriva dal Crui, la conferenza dei rettori universitari, dopo l’ultima conferenza interna dalla quale è emerso che tutte le università italiane “vivono alla giornata”. Per il 2013 il fondo di finanziamento ordinario non è sufficiente. Se nel 2009 lo stato erogò quasi 7 miliardi e mezzo di euro, nel 2013 la cifra è scesa di quasi un miliardo, con una decurtazione pari all’11%. Questo taglio, stando a quanto spiegano i rettori, porterà le università sull’orlo del fallimento per via dei limiti imposti dalla legge, che prevede che nel rapporto tra personale e indebitamento non si può superare l’82 per cento: il personale interno assorbe il 95 per cento dei trasferimenti statali. Per evitare il crack definitivo, verranno bloccati i reclutamenti i nuovi docenti e ricercatori.
Secondo i rettori, “il finanziamento al diritto allo studio nel 2014 è ridicolo” e nel prossimo anno le borse di studio rischiano di non poter essere più di 2mila. A ciò si aggiunga la “mancanza di una qualunque politica seria della residenzialità universitaria” – con il costo elevatissimo degli affitti nelle città – i problemi burocratici e il “blocco arredi” del governo Monti, che sta fermando ogni progetto per nuove aule e laboratori, spesso pagati con fondi recuperati dai singoli atenei e non grazie ai trasferimenti di Stato.
La situazione, dunque, è drammatica. I rettori universitari propongono al governo la definizione di un piano sul lungo periodo (almeno triennale) per la programmazione finanziaria delle università e del diritto allo studio, che va finanziato con 150 milioni l’anno per tre stagioni.
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