Nessuna improvvida chiusura ma un miglioramento del servizio
L’Azienda Sanitaria Locale ha revocato il contratto all’associazione, a far data dal giugno del 2011, ritenendo non fosse possibile l’inquadramento della struttura come Centro Diurno di riabilitazione in assenza di specifico accreditamento regionale. Non solo. Il progetto “sperimentale”, in base agli accordi, avrebbe dovuto produrre evidenze scientifiche. Nei quattro anni di operatività, invece, il Centro ha semplicemente dato ospitalità diurna a pazienti.
Nel territorio, nel frattempo, sono sorti diversi centri deputati all’assistenza. La Residenza Sanitaria Assistita San Nicola, la Fondazione San Giovanni Battista e la RSA Matida sono tutte strutture regolarmente accreditate, assicurano livelli di assistenza qualitativamente superiori, in linea con il quadro normativo regionale e soprattutto ad un numero maggiore di utenti. In particolare al San Nicola, che prevede un nucleo residenziale per malati di Alzheimer e Centro Diurno Integrato, hanno trovato idonea collocazione tutti i pazienti assistiti dal Centro Diurno di San Camillo. Dunque, le affermazioni del Presidente dell’Associazione di volontariato sono inopportune e pretestuose soprattutto perché le condizioni di favore di cui beneficiava il Centro, peraltro già ridimensionate da altri Direttori Generali, non potevano essere procrastinate ulteriormente.
Con il protocollo sottoscritto nel 2007 l’Azienda Sanitaria aveva messo a disposizione dell’associazione un’area di circa 400 metri quadri al terzo piano del Padiglione C, locali ristrutturati dall’ASL e adattati all’uso richiesto. A carico dell’Azienda erano previsti, anche, i servizi di riscaldamento, energia elettrica, acqua potabile, pulizia, fornitura dei pasti per gli assistiti, guardianìa e parcheggio. La ASL, inoltre, riconosceva all’associazione la somma di 60 euro per assistito a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale, con un tetto di spesa complessivo annuo di 270 mila euro. Le prestazioni rese, contrariamente a quanto disposto dal DPCM del 29.11.2001 erano esenti da contributo da parte del paziente e/o del comune di residenza.
Proprio per eliminare le “anomalie” di cui parla oggi l’Associazione Alzheimer la Direzione Generale dell’ASL di Sassari ha deciso di rimuovere l’evidente caso di favoritismo “improprio” nei confronti dell’associazione di cui dott. Favini è presidente. L’Azienda Sanitaria, oltre ad adeguare le rette al regime tariffario, ha applicato la normativa nazionale del 2001 in materia di esenzioni, riducendo il contributo per la singola prestazione al 50 per cento della retta e disponendo che il restante 50 per cento, corrispondente alla quota di partecipazione sociale, sarebbe stata a carico dell’utente o del Comune di residenza in base alle condizioni sociali dell’assistito. Non c’è stata, dunque, alcuna “improvvida” chiusura del Centro Diurno sperimentale San Camillo, ma un miglioramento dei servizi all’utenza e un risparmio per l’Azienda. L’Associazione, peraltro, risulta ancora ospite nei locali della ASL a San Camillo.