Nonostanze le apparenze si cambia
Ribadisco ancora una volta la mia convinzione, e non potrebbe essere diversamente visto che le condizioni igienico-sanitarie della Città, nel pieno della stagione turistica sono perfettamente uguali a quelle degli anni precedenti: questa Amministrazione sta pagando colpe non sue; nessuno infatti avrebbe potuto cambiare, in corsa, le condizioni contrattuali tra il Comune e l’attuale ditta incaricata del servizio di Nettezza Urbana, per due motivi fondamentali ; innanzitutto perché il Capitolato di partenza, partorito, (occorre ricordarlo per attribuire le giuste responsabilità), dalla prima giunta-Tedde, lontano mille miglia da una concezione moderna della gestione dei rifiuti urbani, posto dinanzi ad una innovazione importante ed onerosa come si è dimostrata la raccolta differenziata, ha mostrato le crepe dovute sia alla impreparazione del cittadino che della stessa impresa; in secondo luogo perché, fare le nozze con i fichi secchi, comporta sempre problematiche evidenti: se un aggravamento dei compiti contrattuali prevede un aumento della compensazione per l’impresa che giustamente evidenzia questa esigenza, o si ha il coraggio di aumentare la quota di riferimento dei cittadini, o si cerca il denaro in altro modo, per esempio, perseguendo chi sfugge alla tassa o la corrisponde in modo improprio; ma quella Amministrazione non aveva contezza dei giusti rivoli nei quali indirizzare il denaro pubblico (ricordo soltanto, per chi ha poca memoria, la somma di 280.000 euro letteralmente sperperata nelle catapulte, operazione sbandierata come ricerca storico-culturale da registrare negli annali degli sciocchi e degli stolti). Il Sindaco Lubrano e la sua Giunta, giustamente hanno pensato di gestire la patata bollente capitata nelle loro mani, tentando di limitare i danni e soprattutto di non cadere in tensioni che avrebbero causato più problemi alla Città; e, contemporaneamente hanno profuso le loro migliori energie nel porre le basi per un nuovo capitolato che risponda sia alle esigenze reali della Comunità, che ad una gestione della problematica coerente con le leggi nazionali ed europee.
Il secondo aspetto che legittima la mia convinzione sul reale cambiamento che sta operando la Giunta nell’amministrazione di questa Città, sta nel diverso modo di affrontare la gestione dei Lavori Pubblici: ho spiegato precedentemente su AlgheroEco che l’impressione più immediata ricalchi la volontà di gestire queste dinamiche nell’interesse superiore e prevalente del bene comune, ed ho posto l’accento sulle diversità comportamentali che ho avuto modo di constatare personalmente. Il terzo aspetto che mi convince sui cambiamenti in atto, è centrato sulle riflessioni che questa Amministrazione indica con il proprio progetto di PUC, proclamato a chiare lettere il 15 Luglio scorso con il seminario pubblico di approfondimento ‘Rigenerazione Urbana’.
Prima di darVi conto delle mie impressioni personali sui significati che questo incontro pubblico voleva suggerire, non posso tralasciare quelle che, a mio avviso, sono le prime avvisaglie della guerriglia promossa da coloro i quali, con il cambio culturale promesso, andrebbero a vedere toccati i propri interessi personali : ‘La Nuova Sardegna’ qualche giorno fa ha profetizzato con un titolo cubitale in prima pagina ‘Alghero nel mirino degli sceicchi’; questa cronaca è immediatamente successiva al viaggio di Cappellacci in Medioriente dove sembra sia stato ricevuto con tutti gli onori dedicati ad un capo di stato. Il senso del gioco democratico non credo sia nella consapevolezza degli Sceicchi : i petrodollari garantiscono a loro ed alla propria discendenza i privilegi personali e la certezza del potere e del dominio, e non sanno che il credito di Cappellacci non ha senso visto che dipende dalla intoccabilità del PPR legge dello Stato Italiano secondo il Codice Urbani, e dal voto che nella prossima primavera potrebbe porre Cappellacci sul dorso di un asino. Non sono razzista: ritengo che ogni cultura abbia delle ricchezze e delle peculiarità degne di rispetto, proprio perché le diverse esperienze umane si esaltano e si calano nell’ambiente teatro della propria vita; quando però Dubai diventa il luogo della rincorsa per la creazione di un palcoscenico che non ha nulla da condividere con il teatro che lo accoglie, i dubbi sulla intelligenza del prossimo diventano assillanti quasi da rasentare il razzismo; e constatare che Cappellacci non veda altre risorse per il riscatto della Sardegna se non il rivolgersi a quel tipo di petrodollari, fa vacillare una minima fiducia sulla sua stessa intelligenza; che equivale a constatare ulteriormente che il passato non ci ha insegnato proprio nulla.
Ritornando a cose più serie, e quindi alla proposta di PUC, o per dire meglio alla proposta di linee basilari per il nuovo PUC della Città di Alghero, potrei affermare che Cappellacci, gli Sceicchi e coloro i quali, per anni, hanno pressato fortemente perché il nostro Territorio fosse abbandonato al cemento e ad un consumo indiscriminato, siano lontani e nella impossibilità di procurare altro danno. Già la presenza dei due protagonisti principali del seminario, ossia il Comune di Alghero e Legambiente insieme, indirizza ad una lettura della proposta assolutamente in controtendenza con il passato più recente. Il vecchio PUC, ossia quello che ha causato la caduta anticipata della seconda Giunta Tedde, incentrava il suo intervento nel decentramento della Città già costruita, in piccoli poli abitativi che andavano a sostituire la vocazione agricola, olivicola e pastorale che caratterizza buona parte del Territorio che fa capo al Comune di Alghero; giusto per fare un esempio che chiarisca in modo plastico l’ipotesi prevista, pensate al ‘quartiere’ di Monte Carru, ben visibile dalla collina e dal mare, trasferito sul colle di Montagnese; e così via con altri scempi similari; tutto ciò con il solo scopo di dare sfogo a chi vede il proprio ruolo nella Società odierna rivolto al consumo del Territorio, in modo più o meno intelligente, ma adeguato ad un solo scopo: perpetuare la propria ricchezza e quella della propria famiglia, al di là di ogni riflessione sui danni che tale azione può procurare al Bene Comune, che, per inciso, è anche il proprio; il PUC così concepito, dimenticava totalmente la Città già costruita, ossia il tessuto urbano sorto tra gli anni ’50 ed i presenti, quella delle periferie invivibili, esteticamente brutte, senza spazi verdi, disordinate e soffocate da un traffico veicolare abnorme, dove parlare di qualità della vita non ha senso.
Quell’incontro aveva però un altro invitato importante, il quale, sia per l’intervento del Direttore del Dipartimento Prof Cecchini che per il dibattito successivo, ha assunto il ruolo di protagonista : ossia la Facoltà di Architettura. E, a questo punto, rendendomi conto che anche oggi, mi sono perso nell’attualità proprio per dimostrare che qualcosa sta cambiando e che, questa consapevolezza, vale di più di una semplice speranza, mi devo fermare per limiti di spazio. Al prossimo approfondimento.