Omicron prevalente in Sardegna con il 70 per cento dei positivi
Prima di Capodanno erano il 25 per cento
La variante Omicron è ormai prevalente in Sardegna ed è presente in oltre il 70 per cento dei pazienti positivi. Sono i dati elaborati dai Laboratorio analisi del Policlinico Duilio Casula e del San Giovanni di Dio e che spiegano anche come si stia sviluppando il virus nell’Isola. Ma che rivelano anche quanto abbiano influito le feste di Capodanno: nella rilevazione precedente, quella del 29 dicembre, i pazienti affetti da Omicron erano appena il 25 per cento.
«I dati di sequenziamento del sud Sardegna – spiega Ferdinando Coghe, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari e direttore del Laboratorio del Policlinico – certificano che Omicron ha sostituito Delta diventando la variante prevalente, con il 70% di casi rilevati nell’ultima flash-survey disposta dall’ISS alla quale ha partecipato il laboratorio di riferimento regionale per il centro sud Sardegna. Neanche una settimana prima il dato ottenuto nel sud dell’isola evidenziava 25% di Omicron e il 75% di Delta. È evidente che le imprudenze dell’ultimo Capodanno hanno prodotto gli effetti temuti».
Come aveva previsto l’Ecdc (il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie), prosegue Coghe, «Omicron sta diventando la variante di coronavirus dominante nell’UE ed è destinata a consolidare questo risultato entro metà gennaio 2022. La variante Omicron ha dimostrato di avere una trasmissibilità maggiore dal 25% al 50% rispetto alla variante Delta e di conseguenza può diffondersi più facilmente. Un fenomeno già osservato con la variante Delta, il 50% più contagiosa della variante Alpha, la quale è stata a sua volta il 50% più contagiosa del ceppo SARS-CoV-2 originale. Pertanto, sottoporsi a vaccinazione è più che mai necessario, proprio perché Omicron potrebbe contribuire a un aumento significativo del numero di casi, con conseguente incremento dei ricoveri ospedalieri e dei decessi, incidendo soprattutto nella popolazione con bassi livelli di vaccinazione e di immunità acquisita».
La situazione è molto seria, conclude Coghe che assieme al professor Germano Orrù, responsabile della Servizio di Biologia e Microbiologia molecolare dell’Aou, lavora al sequenziamento: «I dati parlano chiaro: l’elevata diffusione della Omicron conferma l’estrema contagiosità di questa variante. E ormai, a causa del grande numero di contagiati, anche gli ospedali stanno tornando sotto pressione. Dunque è opportuno essere estremamente cauti e accorti».