A Palazzo Ducale l’“eroe di Platamona”

Il primo cittadino e l'assessora ai Servizi sociali hanno incontrato Moussa, il giovane di origini senegalesi che intervenne per primo dopo il crollo del muro della Rotonda

Nel suo sguardo si legge l’umiltà di chi ha fatto un’azione a fin di bene semplicemente perché andava fatta. In lui c’è la modestia di chi desidera restare in disparte e non essere considerato un eroe. El Hadji Moussa Mbathie dal 21 luglio è considerato l’“eroe di Platamona” per essere accorso per primo a salvare i ragazzi intrappolati sotto le macerie dopo il crollo del muro di contenimento della Rotonda. Nei giorni scorsi il giovane senegalese, 33 anni, è stato ricevuto in sala giunta dal sindaco Nicola Sanna e dall’assessora ai Servizi sociali Grazia Manca. Un incontro cordiale, durante il quale Moussa ha raccontato l’episodio che lo ha visto intervenire sulla spiaggia.

«Stavo pranzando, vicino alla postazione del bagnino, – ha detto – quando ho sentito un rumore sordo. Mi sono subito alzato e sono corso lì dove si era radunata la gente. Da sotto le macerie ha sentito urlare i ragazzi e ho cominciato a scavare. Sono accorsi subito altri e con dei bastoni, quelli della ringhiera, abbiamo provato a tirare via i massi. È stato terribile».

In quei momenti concitati Moussa ha riportato una leggera lussazione del polso. E tra quelle urla di disperazione di quei giovani che hanno rischiato di morire, il giovane senegalese ha provato una stretta al cuore. Lui che la morte l’ha vista in faccia, mentre su un barcone della speranza e tra le onde dell’Oceano lasciava il Senegal per cercare una nuova vita in Europa. Dopo il crollo, Moussa è stato in ospedale a trovare i due ragazzi che hanno riportato le ferite più serie.

Ultimo di 8 fratelli, Moussa è diplomato e sa fare il saldatore. In Senegal a Kaolack, la sua città natale, ha fatto l’apprendistato per cinque anni da un fabbro e, una volta finito, non trovando più lavoro, ha deciso di partire per raggiungere la Spagna. Una volta sbarcato come clandestino prima è stato trasferito in un centro d’accoglienza a Tenerife e poi a Valencia. Da Barcellona, nel 2011, dopo essere salito sulla nave ha raggiunto la Sardegna, a Porto Torres. Ora vive a Sassari, dove ha ritrovato alcuni amici di Kaolack e la solidale comunità dei senegalesi di Sassari, ma ancora non ha un permesso di soggiorno.

«Attraverso te vogliamo ringraziare tutti quelli che sono intervenuti a soccorrere i ragazzi. Ci auguriamo che la tua posizione si possa regolarizzare al più presto – hanno detto il primo cittadino e l’assessora – così che tu possa stare in Italia e trovare un lavoro». Il sindaco Sanna quindi ha donato a Moussa una spilla dei Candelieri e un libro sulla città di Sassari. «Un piccolo segno della nostra riconoscenza che non sarà mai abbastanza», ha concluso. Ad accompagnare Moussa c’era Cheikh Diankha, presidente della comunità senegalese di Sassari.

13 Agosto 2015