Prigionieri all’Asinara, si pensa a campagna archeologica di scavi
Il Comune di Stintino, capofila del progetto "commemorazioni di pace", è alla ricerca di fondi per avviare i lavori prima dell'estate. A maggio visita del presidente della Repubblica di Ungheria
L’obiettivo è trovare in tempi brevi i fondi per dare il via alla campagna di scavo archeologico e consentirne l’avvio entro la fine della primavera, un’occasione per far proseguire il progetto “commemorazioni di pace”. Il Comune di Stintino ci crede fermamente nel progetto che, avviato nel 2013 con partner Comune di Porto Torres, Parco nazionale dell’Asinara, Università di Sassari e Soprintendenza archeologica della Sardegna, tra il 2014 e il 2015 ha già permesso la realizzazione di due importanti convegni, una ricerca storica e un primo studio di bioarcheologia basato sulla genomica.
Adesso si aprono le prospettive per un ulteriore studio che punta, attraverso l’analisi del Dna a individuare le malattie che hanno condotto alla morte molti dei prigionieri che, nei tristi anni del primo conflitto mondiale, furono deportati sull’isola dell’Asinara. Non solo, lo studio diretto dal professore Salvatore Rubino, che vede impegnati anche Paolo Francaleoni e Vittorio Mazzarello dell’Università di Sassari oltre agli esperti dell’Università di Belgrado, ha anche un altro obiettivo: individuare con precisione le etnie che vissero inquegli anni sull’isola.
Tra queste, oltre a quella serba, una sicura presenza fu quella ungherese. E proprio a Budapest la notizia del progetto ha trovato notevole interesse. «A maggio – afferma il sindaco di Stintino Antonio Diana – sull’isola dell’Asinara sarà installato un monumento al quale stanno lavorando alcuni artisti ungheresi. Sarà riprodotto una parte del “piccolo blasone d’Ungheria” che è anche presente nella bandiera.
Di recente – prosegue Antonio Diana – abbiamo ricevuto una lettera dagli apparati di governo ungherese con la quale ci hanno comunicato che è intenzione del presidente della Repubblica Janos Ader inaugurare la stele nella seconda metà di maggio. Sarà anche l’occasione per una visita all’ossario austro-ungarico di Campu Perdu».
La campagna di scavi archeologici, secondo quanto previsto dal progetto, sarà diretta dalla responsabile della Soprintendenza archeologica della Sardegna, Gabriella Gasperetti, e, grazie alla disponibilità della direzione del parco nazionale dell’Asinara, sarà realizzata nelle aree dove erano localizzati i campi di prigionia, identificati sulla base delle fonti e della cartografia storiche. Saranno ricercati materiali biologici utili alle analisi. Questo studio arricchisce quello storico curato dalla professoressa Assunta Trova del Dipartimento di Scienze politiche, Scienze della comunicazione e ingegneria dell’informazione dell’Università di Sassari che ha lavorato a stretto contatto con l’Università di Belgrado.
Un passo futuro sarà quello della creazione di un parco museo scientifico e storico volto a fondare il passato e il futuro nei luoghi dove si svolsero gli eventi. Potrà essere attivato un laboratorio permanente nel quale vivere esperienze scientifiche e culturali volte alla conoscenza, tutela e valorizzazione di quei luoghi e della loro memoria.