“Problemi della Sanità”
L'opinione di Vittorio Guillot
Sono convinto che il sistema economico fondato sulla iniziativa privata e sul ‘mercato’ sia indubbiamente più idoneo di quello collettivista per soddisfare le esigenze delle persone. Infatti , secondo il comunismo, solo lo stato può decidere autoritariamente perfino quali necessità personali debbano essere soddisfatte, oltre a stabilire in che misura , e come, quando e quanto si debba lavorare per produrre i servizi ed i beni di consumo. Lo stato, a sua volta, deve essere guidato in modo intollerante dal partito ‘illuminato e rivoluzionario’, quello che presume di sapere quale sia il bene del popolo e che, quindi , si arroga la pretesa di soffocare brutalmente le opinioni contrarie , bollandole sempre come ‘fasciste’ e asservite alle forze reazionarie. Questo è il succo avvelenato del comunismo ideale e reale, oggi fortunatamente professato solo da pochi nostalgici . Il ‘mercato’, all’opposto, in linea di principio, consente alle persone di acquistare liberamente cosa loro ritengono più opportuno ed al produttore di impegnarsi per soddisfare le richieste.
Sono, però, contrario al liberalismo assoluto, che rischia di mettere la vita economica di interi popoli o, addirittura, dell’intera umanità, in mano ai monopoli capitalisti più cinici e sfruttatori .In tal modo si genera anche una ingiusta differenza tra redditi da salario e da capitale . In pratica, il monopolio capitalista finisce per strangolare la libertà di mercato ed arriva ad una forma di dispotismo solo formalmente diverso da quello comunista, del quale, a volte, è più subdolo ed ipocrita. Sono, piuttosto , dell’opinione che l’iniziativa privata abbia una utilità sociale se è attuata nell’ambito delle finalità generali e delle regole poste dalle Istituzioni che democraticamente rappresentino il popolo. Vi sono, inoltre, beni e servizi indispensabili per tutta una comunità, che non sono offerti dagli imprenditori privati a causa degli altissimi costi e dello scarsissimo ricavo che ne trarrebbero. Questi beni e servizi, se si vuole il bene dei cittadini, devono essere offerti dagli enti pubblici anche se implicano una netta passività finanziaria. Ciò non significa che i pubblici denari possano essere sprecati.
Questo dovrebbe essere il caso della Sanità Pubblica, con cui si dovrebbe garantire a tutti il diritto alle cure. Perciò trovo grottesco che la prestazione dei servizi sanitari sia affidata ad una azienda, la ASL, che, come tutte le aziende , ha lo scopo primario di realizzare dei profitti mentre la salute pubblica è, di fatto ed assurdamente, una finalità secondaria . Questa mentalità ‘mercantilista’ può andar bene, forse, per certe cliniche private ma non per un pubblico servizio sanitario. Chi si vuol far curare in quelle cliniche, sia libero di farlo, ma a sue spese. Non mi scandalizzerei affatto se simili cliniche costituissero il perno di una sorta di ‘turismo sanitario’ , basato non solo su pazienti forestieri ma anche sui loro familiari e visitatori . Piuttosto , trovo indecente che le strutture sanitarie private ricevano finanziamenti pubblici anche superiori al valore delle prestazioni che offrono al posto di quelle pubbliche.
Temo anche che la legge economica del ‘minimo mezzo’ per cui si deve ottenere il miglior risultato spendendo il meno possibile, troppe volte è violata anche dalle pubbliche amministrazioni sanitarie per creare sistemazioni clientelari. Oggi, ahimè!, succede che i politicanti nominino persino i primari ed i direttori sanitari ed amministrativi. Così la frittata è fatta! Gli incarichi, piuttosto, dovrebbero essere assegnati con pubblici concorsi e gli avanzamenti di carriera, fino a ricoprire gli incarichi dirigenziali, dovrebbero avvenire in funzione dei meriti e delle capacità, ossia dei reali risultati ottenuti. Tra questi risultati ci metterei anche quello di amministrare i denari pubblici con la diligenza del buon padre di famiglia . Purtroppo la protervia dei politicanti è arrivata al punto di vietare al personale sanitario di rendere pubbliche le deficienze del sistema. E’ evidente che con questa censura non si voglia tutelare la sicurezza del popolo ma nascondere le magagne della politica e della amministrazione. Questo è l’esatto contrario del bene sociale, della trasparenza e della democrazia.
E’ altrettanto evidente che tutti quei soldi sarebbero spesi molto meglio se servissero per una assistenza sanitaria territorialmente più diffusa , anche nei paesini dispersi in alte montagne od in solitarie isolette, e , magari, per dar vita alla ‘telemedicina’ con cui , grazie all’informatica , oggi viene effettuata la diagnosi di malattie e la prescrizione di cure persino a pazienti che si trovano su navi in mari lontanissimi o sulle navicelle spaziali. Perché, poi, mantenere il ‘numero chiuso’ degli studenti delle facoltà di medicina , alla cui ammissione, per di più, possono concorrere anche ragazzi provenienti da altre regioni e che, alla prima favorevole occasione, ritornano la dove sono venuti, lasciando sguarniti ambulatori ed ospedali? Mi indigna anche che persino le RSA, indispensabili per la accoglienza dei nostri anziani più bisognosi, finiscano troppo spesso in mano a privati ed a multinazionali, il cui scopo è fare cassa, alla faccia di quella solidarietà sociale , senza la quale un popolo non può essere considerato civile.