A proposito delle bombe d’acqua che hanno allagato Alghero
L'opinione di Vittorio Guillot
Da cui l’allagamento: per il mancato funzionamento dei ‘vasconi di raccolta delle acque piovane’ o dall’intasamento di tombini e caditoie? Nulla da dire per la mancata manutenzione del Canalone che da San Giuliano convoglia l’acqua piovana al mare di Calabona e di San Giovanni? Durante l’estate appena trascorsa Alghero è stata colpita da due ‘bombe d’acqua’ che hanno allagato mezza città. Si è detto che l’allagamento fosse stato causato dal mancato funzionamento dei ‘vasconi di raccolta delle acque piovane’, dall’ intasamento di caditoie e tombini, etc. Siamo sicuri che non c’entri niente la mancata manutenzione dello scolmatore di acque meteoriche che dal colle di san Giuliano scende verso il mare di Calabona o di quello, intubato, che sbocca sulla spiaggia di san Giovanni?
Lo scolmatore di san Giuliano-Calabona, realizzato una ventina di anni fa, infatti, è visibilmente in pessime condizioni . Vi crescono rigogliosi canneti, robuste piante di macchia mediterranea e persino alberi di fusto grosso ed alto. Ci si sarebbe aspettati che, dopo la realizzazione di un’opera, costata tanti pubblici quattrini, il comune provvedesse ad una manutenzione annuale, tesa soprattutto a tagliare e portar via i germogli e gli arbusti che spuntavano. Il lavoro sarebbe stato molto semplice, avrebbe impiegato per una decina di giorni una squadra di 6 o 7 operai, si sarebbe consentito il regolare deflusso delle acque meteoriche e si sarebbe evitato il pericoloso intasamento del canalone. Si è fatto, invece, ben poco ed è mancata questa sistematica manutenzione e pulizia
perciò oggi gli interventi sarebbero senza dubbio più costosi e complicati. Si è arrivati a questo punto malgrado che persino il Comitato Cittadino Spontaneo ‘Alghero Sicura’, fin dal giugno del
2014, abbia segnalato ripetutamente al Comune ed alla Guardia Forestale questa situazione di degrado e pericolo ambientale.
Perché non si è finora intervenuto in modo adeguato? Perché non è possibile impiegare per questo genere di lavori i disoccupati, i cassintegrati, i giovani e gli immigrati che da due anni sono ospitati al ‘Vel Marì’? Perché non si organizzano fin da febbraio delle squadre che effettuino la manutenzione di tombini, caditoie, aiuole e cunette in tutto il territorio comunale, ripulendole da sterpi ed erbacce che, invece, invadono le strade di una città che dovrebbe essere accogliente per turisti e cittadini? Non credete che anche pagando i salari a queste persone si darebbe una spinta alla ripartenza della domanda ed alla economia cittadina? So di scoprire l’acqua calda perché, su scala molto più grande, questo genere di politica economica, sostanzialmente keynesiana, negli anni ’30 consentì agli U.S.A, alla Germania ed all’Italia di uscire dalla grande depressione e, negli anni ’50, risollevò l’Europa dalla catastrofe della seconda guerra mondiale. Certo mi si risponderà che al Comune mancano i soldi perché il Patto di Stabilità Interna pone dei limiti alla sua possibilità di spesa.
Francamente questo Patto di Stabilità mi sta bene nella misura in cui obbliga l’amministrazione cittadina ad evitare gli sprechi e le spese ‘clientelari’ e, di conseguenza. Mi andrebbe meglio se il ‘sistema’ obbligasse le amministrazioni locali a spendere i quattrini necessari per soddisfare i bisogni dei cittadini e del territorio puntando all’efficienza . Mi starebbe addirittura bene che anche i trasferimenti finanziari con cui stato e regione integrano le spese comunali avvenissero in base a fabbisogni ‘standard’, collegati a servizi ‘standard’ e finanziati in maniera ‘standard’ e, cioè, in
modo analogo a tutti i comuni nazionali o, per lo meno, regionali. I cittadini, a loro volta, dovrebbero essere regolarmente informati dell’ammontare delle spese sostenute dal Comune e
di come sono stati utilizzati i soldi pubblici. Questa trasparenza dovrebbe consentire alla gente di controllare il modo in cui il territorio viene amministrato, di accertare le eventuali disfunzioni e sprechi, di verificare la necessità e la regolarità con cui si effettuano assunzioni, lavori e spese.
Perché, a tal fine, non si sottopongono a referendum confermativo cittadino( con cadenza , che so, annuale), i programmi dell’esecutivo e le sue attuazioni? E perché non rendere possibile il
referendum propositivo, attraverso il quale, cioè, si consenta la presentazione di proposte che, se approvate da una maggioranza di elettori, diventino vincolanti per chi regge le sorti cittadine? Non vi pare, contrariamente a certuni che si atteggiano a ‘voce di chi non ha voce’, che sarebbe molto più consono, ad una amministrazione che voglia essere effettivamente democratica e progressista, ‘DARE’ la voce alla gente ed attuare una sua effettiva partecipazione alla vita pubblica?