Punta Giglio, il comitato: “la politica certifica la sua inutilità”
Intervento dei rappresentanti del Comitato "Punta Giglio Libera"
Finalmente, dopo tanto silenzio, abbiamo capito, grazie all’Assessore Montis, che a palazzo c’è vita e che, a palazzo, conoscono la netta separazione tra la politica, quella che da gli indirizzi, e le funzioni gestionali, di cui si occupano i dirigenti ed gli amministrativi in genere. Hanno consapevolezza di come gli organi di indirizzo non possano e non debbano interferire sugli organi gestionali ma paiono non aver ben chiaro come l’organo politico non possa e non debba sottrarsi al proprio ruolo, è il caso di Punta Giglio, in cui manca un qualsiasi atto di indirizzo politico da parte di questa Amministrazione. L’unico atto esistente risale alla precedente Amministrazione che stipulò un protocollo d’intesa con il Demanio, accettando così di inserire l’ex batteria di Punta Giglio nel progetto “Cammini e Percorsi”. La precedente Amministrazione si impegnò a garantire la conformità e coerenza del progetto di valorizzazione (ancora ignoto al momento della stipula del protocollo d’intesa) con i vigenti strumenti di pianificazione urbanistica, anche procedendo ad una variante urbanistica, qualora fosse stato necessario. L’atto politico di indirizzo del 2017 andava necessariamente perfezionato nel 2020 dall’Amministrazione in carica che, a seguito del deposito dell’istanza di avvio dell’iter autorizzativo da parte della Cooperativa vincitrice del bando, aveva modo di prendere visione del progetto e fare le opportune valutazioni sulla sua congruità e sull’impatto che una trasformazione in chiave turistico ricettiva poteva avere in un sito SIC/ZPS quale è Punta Giglio. E siccome l’illegittimità di fondo di questo progetto era proprio la mancanza di congruità con lo strumento urbanistico vigente, è proprio qui che la parte politica aveva il dovere di intervenire, rimettendo in discussione la scelta fatta tre anni prima, visto anche che il protocollo d’intesa, della durata di tre anni, era in scadenza.
Capita spesso che una neo amministrazione revochi scelte fatte da quella precedente, tanto più quando non si è ancora data attuazione al progetto, come in questo caso. Questa nuova Amministrazione ha avuto un anno di tempo per agire politicamente, non per interferire con l’apparato gestionale, per decidere se sciogliere il contratto considerato che le previsioni del protocollo non potevano trovare attuazione, come previsto dall’art. 6 del protocollo, senza alcun addebito a carico, o se intraprendere la strada della variante urbanistica, percorso irto di ostacoli, portando la scelta in discussione all’interno del Consiglio Comunale. Ecco cosa avrebbe dovuto fare la politica, non interferire sugli iter amministrativi ma fare scelte politiche. Ed invece questa Amministrazione, quella eletta per rappresentare l’intera comunità e difenderne gli interessi collettivi, ha preferito lavarsene le mani e, con fare pilatesco, ha delegato gli uffici comunali, quindi la parte gestionale, a gestire questa pratica come fosse una pratica qualunque, al pari di una sopraelevazione in città o della chiusura di un balcone, dimenticando che si trattava della realizzazione di un intervento speculativo in un area di pregio, sottoposta ad una stratificazione di vincoli.
Si è lasciato che gli uffici se la sbrigassero da soli e si è dato per scontato che se un’autorizzazione viene rilasciata è sicuramente rilasciata a norma di legge. Eppure, chi viene eletto, dovrebbe sapere che nulla va dato per scontato e che i documenti vanno letti tutti, con attenzione e senza pregiudizio. Se avessero studiato gli atti, il Sindaco, la Giunta, il Consiglio, si sarebbe accorti, ad esempio, che non esiste autorizzazione allo scavo (o, e sarebbe ancora più grave, l’ufficio competente ci nega di prenderne visione) e che quest’opera infrastrutturale non è mai stata valutata tecnicamente in sede di conferenza dei servizi che ha prodotto l’atto autorizzativo unico. Ad oggi questo scavo non è stato autorizzato da nessuno. Non solo, avrebbero trovato grottesco l’intervento del Geom. Dedola in sede di conferenza dei servizi quando afferma che l’intervento sull’ex batteria non richiede cambio di destinazione d’uso perché ospitare militari in tempo di guerra equivale ad ospitare turisti in tempo di pace, cambiando il soggetto ma non la funzione, equiparando una caserma ad un albergo, una mensa ad un ristorante, il rancio a sfiziosi piatti di portata, un raccoglitore di acqua piovana in piscina. E avrebbero considerato risibile la trovata di musealizzare la struttura, trovata con cui l’Ing. Fois, sempre in conferenza dei servizi, cerca di giustificare la presenza di una struttura ricettiva in una sottozona H3 di salvaguardia assoluta e G2 parchi urbani e comprensoriali, dandole una valenza di opera pubblica che non può avere visto che si tratta di una intrapresa privata, sottolineando che l’accesso a questi ambienti sarà collegato ad un ticket di ingresso al parco e che l’accessibilità della struttura sarà totale.
E avrebbero considerato come fatto gravissimo la mancanza del parere dell’UTP, acquisito sotto forma di silenzio assenso, o il mancato inserimento nel piano di gestione SIC/ZPS del progetto riguardante il promontorio di Punta Giglio. La parte politica ha grosse responsabilità in questa vicenda, sia quella passata che quella presente, e continuando a derogare agli uffici comunali o alla magistratura, sta di fatto certificando la propria inutilità nell’amministrare la città. Se questa Amministrazione si sente inutile, l’unica cosa di buono che può fare è dare le dimissioni.
Il Comitato Punta Giglio Libera