“Punta Giglio, serve a qualcosa agitarsi oggi?”
L'opinione di Vittorio Guillot
A proposito del comitato costituito recentemente per la libertà di Punta Giglio, personalmente penso che esso e le mobilitazioni popolari siano utilissimi se si intende sensibilizzare la popolazione e le pubbliche autorità riguardo a provvedimenti che devono ancora essere adottati. Quando un provvedimento è in corso di adozione o, come si dice in burocratichese, è in corso di istruttoria, è possibile fare una opposizione che ha senso e può ottenere dei risultati positivi se è attuata secondo i tempi e le modalità previste dalla legge. In questa fase le Associazioni Ambientaliste possono giocare una carta molto importante. Se tale opposizione non viene presentata nei tempi e nei modi previsti e la autorizzazione o la concessione viene legittimamente rilasciata, le mobilitazioni popolari, invece, lasciano il tempo che trovano e, ahimè, non servono a niente e si riducono ad una mostruosa presa in giro. Non so se, nel caso di punta Giglio, l’iter amministrativo sia stato concluso e se le opposizioni siano state fatte per tempo. Se così non fosse, mi chiedo: dove erano le Associazioni Ambientaliste ed i vari comitati quando furono presentate le richieste di concessione ed autorizzazione?
Serve a qualcosa agitarsi oggi? Mi chiedo, cioè, se le Associazioni Ambientaliste si siano mosse quando la loro azione avrebbe potuto ottenere dei risultati positivi o se, invece, si vuole chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. Perché è noto che è possibile opporsi validamente contro i provvedimenti amministrativi che ledono gli interessi pubblici o privati entro un certo periodo di tempo dalla pubblicazione dell’avvio del procedimento nei siti e secondo le modalità previste dalla legge. Non servono assolutamente a niente altro che a fare un po’ di baldoria, invece, le battaglie tardive, ossia condotte quando chi ha fatto la richiesta di autorizzazione ha acquisito e consolidato il diritto ad effettuare certi lavori e, magari, vi ha legittimamente investito dei consistenti capitali. Non so quale sia nel nostro caso, l’Ente preposto al rilascio della autorizzazione.
Le Associazioni Ambientaliste, però, devono saperlo, così come devono sapere come, dove, quando ed in che modo può essere proposta l’opposizione . Se, nel nostro caso, fosse la nostra Regione, la pubblicazione che ‘fa testo ’ deve avvenire sul Bollettino Ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna – B.U.R.A.S.-. E’ chiaro che il singolo cittadino, me compreso, difficilmente legge il B.U.R.A.S. od altri siti ufficialmente destinati alle pubblicazioni. Spesso non sa neppure cosa sia. Le Associazioni Ambientaliste, invece, se effettivamente intendono difendere gli interessi diffusi, devono leggerli. In caso contrario non potrebbero svolgere la loro funzione di reale difesa di quegli interessi. Perciò la concreta opposizione ai provvedimenti amministrativi si fa prendendo carta e penna, scrivendone le motivazioni ed inviandola all ‘Ente che ha istruito il provvedimento con raccomandata r.r. ovvero con posta E-mail PEC o, in ultima analisi, consegnandola all’ufficio protocollo e ricevendo la copia protocollata. in tutta evidenza, il covid non impedisce proprio per niente questa iniziativa. In poche parole, la ferma contrarietà e le manifestazioni di protesta, molto utili per smuovere l’opinione pubblica e la attenzione delle autorità, sono sterili se non vengono rispettate le formalità previste. Certo, anche le Associazioni Ambientaliste possono chiedere la modifica dei regolamenti del parco. Modifiche che, però, entrerebbero in vigore solo dopo la loro approvazione ma che non possono riguardare le situazioni disciplinate dal vecchio regolamento.
Le nuove norme, cioè, non possono essere retroattive. Se, invece, fossero retroattive, sarebbe la fine della certezza del diritto e si scoraggerebbe chiunque da fare qualsiasi investimento in aree pubbliche e non solo. Ovvio che il danno per l’economia sarebbe enorme. Mi chiedo se le Associazioni Ambientaliste si sono opposte a quel progetto adottando le previste iniziative amministrative, nei modi e nei tempi stabiliti dalle norme. Tale aspetto della vicenda non mi è ancora chiaro ma queste sono le uniche attività che possono raggiungere dei risultati concreti. Perciò mi farebbe piacere quando ed a chi quella opposizione è stata presentata e che risposta è stata fornita. A proposito, cosa farei a Punta Giglio? Lascerei sostanzialmente le cose come stanno, senza alterare né i fabbricati né l’ambiente naturale circostante. Restaurerei le caserme, comprese le scritte ed i graffiti tracciati dai soldati, ci metterei delle bacheche con foto del periodo bellico, con didascalie che illustrano l’ambiente naturale e la storia del sito. Gli escursionisti dovrebbero salire a piedi o, soprattutto se anziani e disabili, con ‘navette’ di proprietà dell’ente- parco o di privati, previo pagamento di un modesto biglietto. Stop. I ristorantini, le docce, le piscine e gli alberghetti li farei costruire da tutt’altra parte, forse a Maristella e, magari, farei un pensierino sulla possibilità di adeguare alla necessità l’Ostello della gioventù di Fertilia .