“Punto Nascita, politica regionale completamente assente”
L'opinione di Christian Mulas, consigliere comunale, Presidente della commissione consiliare alla sanità
Ricorre la chiusura del Punto Nascita dell’ospedale Civile di Alghero, un atto che segna non solo un grave colpo alla sanità pubblica, ma anche un passo drammatico verso la perdita di identità e cultura di un intero territorio. Il Reparto, chiuso a novembre 2023 per presunti lavori urgenti di ristrutturazione, doveva riaprire a aprile 2024 con tanto di riassicurazioni, ma a oggi resta ancora chiuso, senza alcuna certezza sulla sua riapertura. Mentre i bambini delle famiglie algheresi nascono a Sassari, le istituzioni regionali sembrano completamente disinteressate alla sorte della nostra comunità.
La domanda che ci poniamo è diretta e perentoria: perché tenere chiuso un reparto che ha sempre garantito eccellenza e professionalità, mentre si spendono centinaia di migliaia di euro per lavori che non producono risultati concreti? È inconcepibile che un Reparto così vitale per un’intera area, che copre non solo Alghero ma tutto il territorio circostante, resti inutilizzato, con evidenti danni per la popolazione e per la qualità dei servizi offerti.
La chiusura del Punto Nascita, insieme alla drastica riduzione degli orari del servizio pediatrico, non è solo un danno sanitario immediato, ma un colpo letale alla crescita e alla sopravvivenza della nostra città. Se non nasceranno più bambini algheresi, se i genitori sono costretti a trasferirsi a Sassari per partorire, cosa resterà di Alghero? Perdere la possibilità di nascere nella propria città significa, nel lungo periodo, estinguere la comunità stessa, minando alle radici la sua cultura e la sua identità.
E non basta. La politica regionale oggi è completamente assente: mentre il governo della Regione Sardegna è intento a discutere su questioni che non riguardano minimamente i problemi quotidiani dei sardi, come il posizionamento delle pale eoliche o l’introduzione di treni a idrogeno, i cittadini di Alghero sono costretti a fare i conti con il disastro di una sanità che si deteriora ogni giorno di più. La priorità dovrebbe essere il diritto alla salute dei sardi, ma invece vediamo reparti a mezzo servizio, ridotti e un’assistenza che diventa sempre più distante, inaccessibile e costosa.
Se oggi non si garantisce più nemmeno un punto nascita in una città come Alghero, domani perderemo anche la stazione ferroviaria, le scuole, i servizi essenziali. La Sardegna si spopola, le città si svuotano, e chi resta è costretto a subire il disinteresse di chi dovrebbe governare per il bene della sua gente. Questo è il risultato di una politica regionale che ha dimenticato cosa significhi realmente governare per i cittadini. È il risultato di una gestione che ha messo in secondo piano le necessità fondamentali, come quelle legate alla salute e alla vita quotidiana, per inseguire ideologie e progetti che non risolvono i veri problemi dei sardi. La politica regionale è incapace di rispondere alle esigenze dei territori, e il popolo sardo ne paga le conseguenze.
Chiediamo con forza che vengano date risposte chiare e tempestive. La Sardegna merita una sanità di qualità, un futuro che tuteli le proprie tradizioni e la propria cultura, un impegno concreto per evitare la decadenza dei suoi centri abitati. Se non si agisce ora, se non si aprono subito i reparti e si ripristinano i servizi essenziali, la Sardegna rischia di diventare una terra vuota, senza futuro, senza speranza. La salute non è una questione da trattare con leggerezza, è un diritto fondamentale. E la Regione Sardegna ha il dovere di garantire questo diritto a tutti i suoi cittadini, senza ulteriori rinvii e senza scuse.