“Con autonomia, la Sardegna come uno stato? Una vera assurdità”

“Nel corso degli anni il Governo nazionale si è dimostrato a dir poco restio a riconoscere diritti ed aspettative legittime di un popolo che non chiede privilegi né assistenzialismo, ma solo quanto gli spetta per camminare con le proprie gambe”.
Così il presidente Cappellacci commenta le dichiarazioni del segretario nazionale della CISL, Raffaele Bonanni. “Tra le questioni ancora aperte spiccano quella relativa alla vertenza entrate, ancora non pienamente risolta, e quella inerente ad un patto di stabilità che ci impedisce di dare piena attuazione alle politiche rivolte alle famiglie, al lavoro e alle imprese. A queste si aggiunge la problematica della continuità territoriale marittima che ha sempre visto gli esecutivi nazionali dalla parte degli armatori, in particolare di un cartello di speculatori, e mai dalla parte della nostra isola.

E’ grazie all’Autonomia che i sardi, anche con i referendum regionali, hanno avuto la possibilità di far alzare subito la loro voce per dire no a chi avrebbe voluto calare dall’alto la decisione di trasformare la nostra isola in una pattumiera nucleare. Per questo lo Statuto Speciale rappresenta e deve continuare ad essere uno strumento di difesa degli interessi della nostra terra non solo da uno stato patrigno, ma anche da poteri assai forti economicamente e politicamente e interessati a speculare a discapito della Sardegna.

Ed è solo grazie all’Autonomia – sottolinea il presidente- che abbiamo avviato un’azione di riduzione dei costi della politica, anticipando di fatto le altre Regioni e lo Stato, giungendo anche alla riduzione dei componenti del Consiglio regionale. Poiché da parte gli organismi centrali dello Stato non c’è stata un’azione analoga e restano in piedi vecchie rendite di posizione, appare assurdo ipotizzare che il cambiamento possa giungere da una centralizzazione di poteri e funzioni nelle mani di organismi che hanno predicato il rigore, ma lo hanno messo in pratica solo per gli altri.

Peraltro tale posizione stride con quella dei sindacati regionali, che chiedono a gran voce l’esatto opposto: una strenua difesa dell’Autonomia e un’azione determinata su quella che è nota come la vertenza Sardegna. Insomma – ha concluso Cappellacci – la nostra isola è in credito verso uno Stato che ad oggi resta un debitore moroso, la questione sarda ancora stenta a trovare la rilevanza che merita nell’agenda politica nazionale. Per questo l’Autonomia regionale è quanto mai attuale e necessaria per costruire l’autonomia dei cittadini sardi di poter sviluppare il proprio percorso di vita a condizioni pari con i nostri concittadini italiani”.

27 Aprile 2013