“Fascismo buono? Ma cosa si insegna nelle scuole?”
Stanno facendo discutere parecchio le recenti affermazioni sul fascismo espresse da Roberta Lombardi, neoparlamentare grillina, nonché capogruppo alla Camera. Carlo Smuraglia, partigiano volontario combattente nel Corpo Italiano di Liberazione e Presidente Nazionale dell’ANPI, non è rimasto fermo ad ascoltare.
“A proposito delle affermazioni di una esponente del gruppo dei “grillini ” in Parlamento, Roberta Lombardi – scrive Smuraglia sul sito dell’Anpi -, rilevo ancora una volta che i pregiudizi, come quello del “fascismo buono “, sono duri a morire, anche quando confliggono con la realtà storica”.
Lo scorso 21 gennaio la Lombardi aveva infatti scritto sul suo blog: “Da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica, razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia”.
Dura la reazione dell’ex partigiano: “Sarei curioso di sapere in che modo e quando il fascismo avrebbe dimostrato un “altissimo senso dello Stato”; parimenti, sarei curioso di sapere quando sarebbe – sempre secondo l’On. Lombardi – cominciata le “degenerazione”, se prima o dopo gli incendi delle Case del popolo, le aggressioni, le botte e le purghe a chi veniva considerato antifascista, la marcia su Roma, la progettata occupazione del Parlamento, gli omicidi compiuti già prima che il fascismo salisse al potere; e, magari, se prima o dopo le leggi razziali. Se quella del “fascismo buono” può essere ancora considerata una tesi proponibile, c’è da chiedersi cosa si insegni nelle scuole e su quali fondamenta riposi la cultura di certi esponenti politici”.
Ma la grillina si difende: “Rimango allibita dalle strumentalizzazioni in atto su una frase estrapolata da un post sul mio blog – si legge su http://robertalombardi.wordpress.com/ -. Quella espressa era una analisi esclusivamente storica di questo periodo politico, che naturalmente condanno. In Italia il fascismo così come il comunismo è morto e sepolto da almeno trent’anni.
Mi riferivo, facendo una analisi, al primo programma del 1919, basato su voto alle donne, elezioni e altre riforme sociali che sembravano prettamente socialiste rivoluzionarie e non certamente il preludio di una futura dittatura”.