“Lavorare in rete per una rivoluzione culturale”
“In questo convegno ho visto una fotografia della Sardegna in cui Stintino può essere un pezzo del mosaico della nostra isola, dal quale partire per una rivoluzione culturale”. Così sabato, il sindaco del paese costiero Antonio Diana, ha aperto la tavola rotonda conclusiva del convegno internazionale “Archeologia, bioarcheologia e beni culturali: rapporto tra ricerca e sviluppo del territorio” che, dal 13 al 14 settembre a Stintino, ha visto alternarsi al tavolo dei relatori studiosi, esperti, docenti italiani e stranieri. Il meeting internazionale, organizzato dal Comune di Stintino in collaborazione con il Centro studi sulla civiltà del mare, è stato l’occasione per mettere a confronto studiosi e docenti delle Università di Sassari, di Camerino, di Firenze, di Pisa, del Canada, di Zurigo, di Tubingen. E ancora gli esperti della Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro, del parco archeologico di Petra, del Museo giordano, delle Missioni archeologiche spagnole in Giordania e dell’Unesco.
Sabato alla tavola rotonda conclusiva in sala consiliare, per parlare di archeologia e sviluppo del territorio si sono ritrovati, oltre al primo cittadino di Stintino, i sindaci di Castelsardo e Usini, rispettivamente Matteo Santoni e Giuseppe Achenza, gli assessori alla Cultura della Provincia di Sassari e del Comune di Sassari, rispettivamente Daniele Sanna e Dolores Lai, il rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino. Quindi ancora Marco Rendeli, Marco Milanese, Alberto Moravetti, Franco Campus dell’Università di Sassari. A moderare l’incontro è stato il presidente della Fondazione Banco di Sardegna Antonello Cabras.
“Stintino, con i suoi 52 chilometri quadrati, possiede – ha ripreso Antonio Diana – cinque villaggi nuragici. La presenza dell’uomo sul nostro territorio risale al 3200 a.C., ci sono tombe prenuragiche, nel 1000 a.C. questo mare era il crocevia di naviganti che tentavano le penetrazioni in Egitto o che facevano sosta in queste acque per scampare alle tempeste. In località Ezzi Mannu – ha aggiunto – è stata riscontrata la presenza degli antichi romani e di villaggi medioevali. Stiamo parlando di un immenso patrimonio archeologico ancora sconosciuto. Abbiamo una ricchezza che va gestita. Bisogna avviare una campagna di sensibilizzazione e di recupero per un approfondimento delle aree, per evitare che ci sia una fruizione disordinata. Questo deve fare l’istituzione, il piccolo Comune può avviare piccole iniziative, ma forse è necessaria una gestione più ampia, magari regionale. Dobbiamo trasmettere questa cultura a partire dalle scuole – ha detto ancora il primo cittadino stintinese – e avviare una rivoluzione culturale: il fruitore di quei siti, colui che li vive deve diventare il loro vero custode”.
“La Sardegna con il suo vastissimo patrimonio, con siti di grande importanza potrebbe essere considerata patrimonio per l’Unesco. Allora la proposta di Stintino, con un villaggio nuragico sepolto in località Pozzo San Nicola che a detta degli archeologi e studiosi del Puc può essere considerato una piccola Barumini, è quella di lavorare per creare una rete, un sistema che ci permetta di partecipare a progetti importanti, anche ad ambire a diventare patrimonio dell’Unesco”, ha concluso Antonio Diana.
Stintino quindi, nell’arco della due giorni ha offerto spunti notevoli di studi, in particolare con riferimento all’isola dell’Asinara, lo ha detto anche il rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino, mentre l’assessore regionale alla Cultura, Sergio Milia, riferendosi al progetto regionale di Virtual archeology, per la fruizione e la catalogazione dei beni archeologici isolani, ha detto «dovremo pensare anche a investimenti per Stintino». Durante il convegno si sono svolte le conferenze magistrali del rettore Mastino, di Claudio Lo Curto, avvocato generale della Repubblica di Sassari, di Frank Ruhli dell’Università di Zurigo e di Amjad Yaaqba della Cooperazione italiana di Amman, quindi il forum su Mont’e Prama tra passato e futuro. Quindi interventi sugli scavi archeologici in Sardegna e sulle esperienze archeologiche italiane all’estero. Si sono svolte poi sessioni su “Il Museo che crea conoscenza”, “bioarcheologia” e il forum su Petra, Giordania: un modello di archeologia e turismo.