“PD all’ultimo appello”
Il Partito Democratico ha tradito la sua missione: essere partito nuovo e non solo un nuovo partito; partito dei cittadini e non degli apparati autoreferenziali. Qualcuno anche in Sardegna ha usato le tessere come in una società per azioni, dove comanda chi ne ha di più e prospera su correnti e fazioni contrapposte. Oggi siamo una brutta copia di ciò che volevamo essere: inutile che lo neghiamo. Siamo all’ultimo appello. Servono freschezza, serietà, novità, discontinuità. Ce lo chiedono i cittadini, che si aspettano soprattutto una nuova classe dirigente.
La vittoria di Deborah Serracchiani sia un esempio: il buon lavoro svolto in stretto rapporto coi cittadini viene premiato. Perché l’azione politica deve essere quanto più spiegata e condivisa, in maniera trasparente, chiarendo sempre da che parte stiamo, quale progetto politico abbiamo non per noi stessi, ma per la Sardegna, sul lavoro, l’innovazione, l’ambiente, l’impresa, la scuola, i giovani.
Il Pd non può essere ridotto alle appartenenze, ma deve interrogarsi se può ancora rappresentare il cambiamento per l’Italia e per la Sardegna. E in che modo. Dalla prossima direzione mi aspetto un percorso rapido verso il congresso. E una decisione coraggiosa: spingere al rinnovamento coi giovani, con gli amministratori locali, con le competenze. E sostenere un vero progetto di cambiamento.
Dobbiamo opporci al vuoto spinto di Cappellacci e del centrodestra, dobbiamo rispondere coi fatti all’improvvisazione movimentista di moda. E possiamo farlo solo con idee e proposte, rafforzando un rapporto di scambio e stimolo coi nostri elettori. Non occupazione del potere, ma visione e concretezza. Questa è la sfida: senza un’anima, senza la voglia di portare la nostra Isola fuori da questi anni bui, non ce la faremo.