“U mafiusu”: un souvenir originale a rappresentare la Sardegna
Povera Sardegna. La presa per i fondelli per l’isola e per i Sardi trova applicazione oggi come nel passato: I sardi, quelli tipici, venivano appellati ‘Pelliti’: un attaccamento alla antica civiltà d’altri tempi che si sostanzia oggi- con le maschere del carnevale isolano, Turpos di Orotelli, Merdules di Ottana e i Mamuthones di Mamoiada- nell’orgoglio di un popolo che nonostante una economia povera e sofferta è rimasto fedele alle tradizioni, all’agricoltura e alla Pastorizia. Un popolo dalla schiena dritta, che non cede alle tentazioni della modernità, ligio ancora oggi a pubblicizzare l’antica isola dei Sandalioti con un nuraghe, un pastore e il suo formaggio, un agricoltore e il nettare della campagna sarda. Un attaccamento a questi cliché anche nel campo dei souvenir, i cui produttori hanno però infranto l’orgoglio dei Sardi, presentandone una identità totalmente diversa con una singolare statuina: uomo con la coppola in testa, i baffi, una cravatta rossa sulla camicia bianca e un completo nero. Il tutto spiegato dalla scritta “u mafiusu” e la dicitura “Sardegna”.
Trattasi appunto di una una statuina tra le tante messe in vendita in un negozio del Centro Storico di Cagliari. Il soggetto ‘u mafiusu’ lascia anche intravvedere le canne di un fucile che ad occhio e croce potrebbe sembrare una lupara. Un nuova trovata di qualche produttore di statuine che è addirittura riuscito a immetterla nel mercato turistico di Sardegna , mischiato alle tradizionali statuine dei nuraghi, dei pastori e coltivatori, di un dolce tipico sardo in confezione regalo.
Federico Ibba, portavoce regionale dell’UDC, interviene su facebook, in merito alla notizia dei souvenirs di mafiosi spacciati come rappresentazioni della Sardegna: “Poco fa, ho scoperto che alcuni negozi del centro storico di Cagliari vendono souvenirs che ritraggono i sardi come una coppia di mafiosi: la cosa é semplicemente vergognosa!!! Immagino le migliaia di turisti che arrivano con le navi da crociera e che portano a casa questa rappresentazione dei sardi. Di certo, se i souvenirs fossero stati prodotti da aziende sarde, questo non si sarebbe mai potuto verificare. Quanto riscontrato dall’ANSA è solo uno dei tanti episodi che ci indignano, così come quando troviamo i tappeti sardi Made in China. Auspico che l’assessore del Comune di Cagliari, Argiolas e quello Regionale, Crisponi, facciano luce su questo episodio gravissimo e soprattutto provvedano a creare le condizioni affinché d’ora in poi almeno i nostri souvenirs vengano ideati e prodotti in Sardegna”.