Quali obiettivi si propone il Governo per far crescere l’economia?
Per quanto riguarda i problemi che attualmente devastano l’Italia mi pare opportuno ricordare che essi hanno radici lontane nel tempo. Alla crisi del sistema pensionistico, per esempio, hanno dato un corposo contributo i sindacati ed i governi del Centro Sinistra , la D.C. ed il P.C.I.. Costoro, infatti, nel 1974 vollero ed approvarono la legge “Mosca”, n.252/74, secondo la quale , su semplice dichiarazione di un sindacalista (capirai!!!), i lavoratori “in nero” potevano riscattare decine di anni di pensione versando i soli contributi figurativi. Da qualche saltuario controllo, successivamente risultò che molti “lavoratori” avevano iniziato a lavorare a 4 anni o prima della fondazione dell’ente presso il quale “lavoravano”. Il bello è che in tal modo si assicurò la pensione a 26.000 dipendenti dei sindacati, della D.C. e del P.C.I.. Tutti questi partiti e sindacati, democratici, popolari e progressisti, evidentemente, sfruttavano il lavoro nero! Sapevate, tra l’altro che i partiti politici ed i sindacati possono “da sempre” licenziare i loro dipendenti anche senza giusta causa? Nel 1996, poi, il governo Dini, di centrosinistra, consentì ai “lavoratori” in aspettativa per incarichi sindacali di raddoppiare la pensione versando un conguaglio di pochi soldi ai contributi figurativi. Se è giusto, come è giusto, perseguire i “falsi invalidi” per truffa ai danni dello Stato, cosa si dovrebbe fare a tutta questa gente ed ai partiti che la hanno favorita , visto che all’I.N.P.S questo assistenzialismo parassitario è costato 16 miliardi di euro? Quanti miliardi, inoltre, sono stati spesi per “pensioni di anzianità” generosamente erogate per motivi demagogici ed elettorali? Tutti i nodi, ora, sono venuti al pettine e stiamo pagando il malgoverno ultradecennale. Tornando all’oggi, credo che, data l’incapacità della ex maggioranza a tirare avanti e della ex opposizione a diventare maggioranza, al fine di evitare un pericoloso vuoto di potere, l’unica soluzione praticabile consistesse nel dare l’incarico a Monti. Capisco anche che, per evitare il fallimento dello Stato, come misura immediata, fosse necessario aumentare le tasse e penalizzare le pensioni. Non ho, comunque, ancora capito quali obiettivi questo Governo si proponga per il lungo periodo e come intenda far crescere l’economia. Certo che l’eccessiva pressione fiscale è un elemento di recessione e di disoccupazione perché sottrae alle aziende potenzialmente produttive e ai cittadini i soldi necessari per gli investimenti, gli acquisti e la produzione. Mi chiedo, in particolare, se non sia il momento di applicare gli schemi keynesiani del credito diffuso e a basso costo e dei pubblici investimenti. Il metodo keynesiano, infatti, ha mostrato di essere un ottimo antidoto alle crisi nella misura in cui ha aiutato lo sviluppo delle potenzialità economiche del territorio, liberate dagli intoppi che ne impediscono la crescita. Credo, perciò, nella utilità degli “ammortizzatori sociali” nella misura in cui, oltre che a stemperare il peso della crisi economica che grava soprattutto sui più deboli, servano a stimolare gli acquisti, la produzione, gli investimenti ed il lavoro. Il keynesismo, infatti, non ha generato sviluppo ma solo inflazione e debito quando è stato applicato oltre quelle potenzialità o quando ha favorito rendite di posizione ed assistenzialismo parassitario e ” mandrone”. Perciò è compito di chi governa individuare, con la collaborazione dei tecnici, quale produzione può essere sviluppata, in quali settori e in quali territori, e recuperare le somme necessarie per orientare le iniziative che la agevolino. A questo punto mi chiedo se é possibile recuperare i denari indispensabili per pagare i debiti verso le imprese riducendo gli sprechi delle pubbliche amministrazioni ed eliminando le provincie e tante autorities pletoriche e costose. Mi chiedo anche se il diritto all’autonomia delle Regioni può giustificare che, per ragioni elettorali e clientelari, i loro bilanci continuino ad essere dei colabrodo anche quando si pretende che i comuni cittadini tirino la cinghia.