Razzismo, il Governo studia la repressione anche sul web e sui social network
Internet sempre nell’occhio del ciclone, ma negli ultimi giorni è la politica che muove contro il web per modificare alcune “libertà” che potrebbero essere, a breve, pesantemente regolamentate . Mentre in Gran Bretagna il primo ministro Cameron promette battaglia alla pedo-pornografia, chiedendo l’aiuto a giganti come Google per l’inserimento di filtri e blocchi automatici nei motori di ricerca, anche in Italia si registra l’iniziativa del ministro per l’integrazione, Cécile Kyenge che critica i social network come Facebook e Twitter ritenuti responsabili di attacchi a sfondo razziale. Appunto con un tweet, il ministro Kyenge ha informato che il Governo sta studiando nuovi strumenti legislativi per prevenire e reprimere l’istigazione all’odio razziale anche su internet e sui social network.
Il controllo preventivo è ormai uno dei punti fermi che l’attuale maggioranza parlamentare vuole ribadire; ne è la prova anche la recente proposta del presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, vittima di numerose minacce apparse in rete contro la sua persona. Si parla di una legge contro “l’anarchia del web”, di una improcrastinabile esigenza di regolamentazione della Rete, tutti strumenti che dovrebbero teoricamente mettere fine alle campagne d’odio e di violenza contro le donne, a sfondo razzista e in generale contro le minoranze più deboli. Misure condivisibili che, però, lasciano una certa preoccupazione ogni volta che la politica cerca di controllare la libertà di espressione, anche quando appare becera e offensiva, ma pur sempre libera espressione di pensiero. Ora non resta che attendere quale tipo di legge si prefiggono di scrivere i nostri politici che, in quanto alle dinamiche del web, già in passato hanno dimostrato di non capirne assai.