Recuperate reti abbandonate sul fondale della rada del porto di Alghero
L'intervento della Guardia Costiera ha scongiurato un grave pericolo per le aragoste
La Direzione Marittima di Olbia, nell’ambito del sempre rinnovato impegno in campo ambientale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, ha promosso e coordinato una recente collaborazione nel progetto europeo “Clean Sea Life”, inviando i militari e i mezzi del dipendente Ufficio circondariale marittimo di Alghero, per un’attività nelle acque della rada del porto, a tutela dell’habitat costiero e nel rispetto delle biodiversità.
L’attività ha riguardato l’individuazione ed il recupero, nella giornata di giovedì 26 ottobre, di reti da pesca abbandonate sul fondale marino, ha visto la partecipazione del Parco Nazionale dell’Asinara ed è stata portata avanti grazie all’intervento volontario dell’Associazione Italiana Sommozzatori Corallari tramite l’impiego di un Rov, un veicolo sottomarino pilotato da una postazione remota.
L’iniziativa, alla quale ha preso parte l’associazione MedSharks, nota per il suo impegno nello studio e nella conservazione dell’ambiente mediterraneo, si è svolta con l’impiego della dipendente Motovedetta CP871, la quale ha fornito appoggio e sorveglianza nella ricerca ed individuazione di diverse reti da pesca per un totale di circa 300 metri adagiate sul fondale marino all’interno della rada del porto di Alghero.
Il recupero delle reti ha scongiurato un grave pericolo per le aragoste, tra l’altro uno dei simboli di Alghero, poiché creavano uno sbarramento artificiale, soffocandole con le maglie di nylon degli attrezzi da pesca abbandonati da ignoti. Inoltre, le reti erano ancora utilizzabili e pertanto si è provveduto ad evitare uno spreco, ma soprattutto un disastro ambientale, in quanto le reti sul fondale rappresentavano una fonte di inquinamento da microplastici che negli anni futuri sarebbe solo potuto peggiorare.