I retabli di Alghero, dimenticati
Prosegue la "vacanza" forzata per i quattro retabli appartenenti alla Chiesa di San Francesco di Alghero nonostante le numerose ma vane promesse di "rimpatrio".
Sono passati ben 28 anni dalla sistemazione “provvisoria” nelle chiese di Aggius, Tempio e Calangianus dei quattro retabli appartenenti alla Chiesa di San Francesco di Alghero. E ormai di questi preziosi altari non si parla più. Eppure sono dei beni appartenenti alla comunità algherese di cui è stata privata con un atto d’imperio anche se legittimamente sono proprietà dell’ordine dei francescani. Infatti, fu con una “sentenza” senza appello molto discutibile che la Soprintendente ai Beni Culturali Marilena Dander, con un biglietto di sola andata, trasferì nel 1986 i quattro altari lignei, freschi di restauro, nelle Chiese galluresi facendogli cambiare così non solo città ma anche Diocesi. Una collocazione temporanea si disse e così effettivamente si legge anche sulle targhe, in ottone, che diligentemente sono state apposte a fianco d’ogni altare nelle rispettive Chiese “ospiti” (!?). Tutto confermato anche dalla documentazione in mano ai frati francescani. I retabli furono materialmente portati via dalla Chiesa del Rosario dove erano stati depositati a seguito degli impegnativi lavori di restauro effettuati nella Chiesa di San Francesco dove i manufatti settecenteschi, opera dei fratelli algheresi Michele e Agostino Masala, già si trovavano sin dalla prima metà del ‘700. Erano in precarie condizioni di conservazione e necessitavano d’intervento urgente di restauro.
Fu con questa motivazione che lasciarono la città con l’intento poi, terminata l’opera di recupero, di essere nuovamente riposizionati nell’originaria ubicazione. E fu questa l’ultima volta che videro Alghero. Nel 1998 nelle Chiese ospiti, a seguito di una visita effettuata da alcuni esperti, i retabli, nonostante il restauro effettuato una decina d’anni prima, mostravano già qualche sofferenza per problemi d’umidità: alcune parti erano piuttosto logorate altre presentavano il distacco delle cromie, quindi, a colpo d’occhio, necessitavano nuovamente di un intervento mirato. Anche se le maggiori autorità competenti in materia hanno riconosciuto l’errore, compreso l’ambito francescano, ben poco si è fatto per porvi un effettivo rimedio nonostante negli anni ci siano stati vari tentativi di riappropriarsi di ciò che apparteneva di diritto ad Alghero. Nel 1993 riaprì il caso il dott. Antonio Serra, ricercatore algherese, che, per riavere i retabli nella sua città, organizzò una raccolta di firme tra la popolazione che rispose con circa cinquemila adesioni.
Nel 1998 sembrava che il rientro fosse imminente a seguito delle promesse, risultate poi vane, effettuate dall’allora assessore regionale ai Lavori pubblici Pietrino Fois in un incontro (organizzato da chi scrive) tenutosi presso il comune di Alghero presenti l’allora sindaco Baldino, il soprintendente Paolo Scarpellini, Padre Alfio, al tempo Provinciale dei Francescani e Don Antonio Nughes, ex responsabile dell’Ufficio Beni culturali della diocesi Alghero-Bosa. Nel 2005 infine gli altari furono oggetto di una mozione presentata in consiglio comunale dall’allora consigliere di “Fortza Paris” Maurizio Pirisi sotto il sindacato di Marco Tedde. Per riavere gli altari si pensò, negli anni, di coinvolgere anche il Ministero dei beni Culturali che comprendendo l’errore fatto a suo tempo promise l’interessamento. E i Retabli, o ciò che ormai resta, permangono ancora in quel di Gallura…