Ricavare benzina dall’aria: una trovata giornalistica?
L’annuncio fatto dall’azienda britannica Air Fuel Synthesis sulla possibilità di ottenere benzina dall’aria ha da subito sollevato nel settore della ricerca italiana un mare di giudizi per niente incentivanti per la realizzazione pratica del progetto. Tutto è partito dalla notizia dell’azienda britannica di aver prodotto cinque litri di benzina ‘sintetica’ da quando, in agosto, ha messo in funzione la sua raffineria per testare la tecnologia che, secondo l’azienda, permette di ottenere carburante da anidride carbonica (CO2) e vapore acqueo. Per gli esponenti del gruppo europeo sulle tecnologie di conversione della CO2 e del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr) l’unica novità sarebbe solo quella dispositivo per la cattura della CO2 dall’aria. Si evidenzia inoltre che non si tratta della scoperta del secolo. L’idea di produrre combustibili sintetici a partire da CO2 e acqua non è nuova. In collaborazione con il Politecnico di Torino già si lavora sul progetto per ottenere metano partendo dall’anidride carbonica e dall’acqua.
Non va però trascurato il fatto che per ottenere la reazione bisogna spendere più energia di quanta se ne produce con la combustione, col risultato che il processo è tecnicamente possibile ma il costo di realizzazione risulta enormemente superiore ai ricavi: si deve spendere tanta energia per pompare tanta aria nella torre di lavorazione per produrre qualche litro di carburante. Per gli esperti che lavorano sulla ricerca scientifica la vera novità si limita esclusivamente alla nuova apparecchiatura per la cattura dell’anidride carbonica: la possibilità di produrre benzina dall’aria resterebbe invece una vera e propria esagerazione giornalistica.
Di questi tempi, in cui gli aumenti del carburante stanno condizionando l’intera economia del continente europeo, ogni tentativo di ricerca sulle energie rinnovabili va sostenuto e soprattutto finanziato: sarebbero certamente soldi ben spesi e soprattutto utili ad alleviare il salasso economico della popolazione, deciso da una classe politica che continua ad accumulare discredito in seguito agli scandali sempre più frequenti, nei partiti e nelle istituzioni, in ambito locale, regionale e nazionale.