Ricorso della Regione contro l’ordinanza del Ministro Speranza
"La collocazione in arancione appare immotivata, e nemmeno è possibile individuare con certezza a quali dati si sia fatto riferimento per adottarla" ha dichiarato il Presidente Solinas
“Difendiamo i legittimi interessi e i diritti della Sardegna contro un provvedimento immotivato, che danneggia gravemente il nostro tessuto economico e produttivo affliggendo la Sardegna con un nuovo insopportabile atto di prevaricazione”.
Il Presidente della Regione Christian Solinas accompagna con un duro commento politico il deposito del ricorso presentato al Tar Sardegna, contro il provvedimento con il quale oggi il Ministro della Salute ha confermato la qualificazione della Sardegna come “zona arancione”. “Dietro questi colori – ricorda il Presidente – ci sono persone, attività economiche e produttive. Oggi tutti gli indicatori consentono di mantenere la Sardegna in zona gialla, permettendo al nostro sistema economico e produttivo, già duramente provato dal perdurare della pandemia, di continuare il proprio lavoro”.
“Tuteliamo dunque le ragioni e i diritti della Sardegna. La collocazione in arancione – prosegue il Presidente Solinas – appare immotivata, e nemmeno è possibile individuare con certezza a quali dati si sia fatto riferimento per adottarla. I dati da noi trasmessi dopo essere stati tardivamente avvisati dal Ministero, prosegue, quelli pubblicati da Agenas e il confronto con gli indicatori di altre regioni in zona gialla, confermano l’ingiustizia del provvedimento adottato, tanto più che sono stati attivati numerosi nuovi posti in terapia intensiva e l’indicatore RT non è mai stato tale da giustificare la collocazione in arancione. Non vi è alcun sovraccarico dei servizi assistenziali. L’ultimo rapporto Gimbe, pubblicato ieri, conferma una situazione pienamente sotto controllo e in continuo miglioramento. Il Ministro della Salute, con l’ordinanza impugnata, ha quindi stabilito sussistesse la necessità e l’urgenza di collocare la Regione Sardegna in zona “arancione” e vi ha dato corso senza che in merito l’Amministrazione abbia potuto concretamente esprimersi o apportare i propri elementi di valutazione (che certo avrebbero consentito di pervenire a conclusioni differenti), applicando un D.P.C.M. pubblicato il venerdì della stessa settimana cui si riferivano i dati presi in considerazione. La Regione, ritenendo tale decisione ingiusta e ingiustificata, ha chiesto, con spirito di leale collaborazione, che il provvedimento venisse modificato, in ragione delle non corrette modalità di adozione del provvedimento e dell’insussistenza dei presupposti per l’applicazione delle misure in esso previste, ma senza esito. Ciò sebbene l’art. 2, comma 3, del D.P.C.M. 14.1.2021, attribuisca al Ministro della Salute il compito di aggiornare l’ordinanza adottata, a seguito di verifica settimanale del permanere dei presupposti che ne hanno giustificato l’adozione. Il Ministro non ha ritenuto di provvedere in tal senso e, dopo ore di discussione con gli organi tecnici sulle misure da adottare, alle 19 di oggi ha deciso di tenere la Sardegna in zona arancione.La Lombardia, invece, nel giro di due settimane ha fatto il doppio salto dalla zona rossa a quella arancione a riprova dell’ampia discrezionalità del Ministro in materia. La Regione Sardegna si vede quindi costretta a chiedere l’annullamento dell’ordinanza impugnata all’intestato Tar, con richiesta di urgenza e di intervento immediato inaudita altera parte. Richiesta motivata dal fatto che il procedimento ministeriale di rivisitazione della tipologia di colore da attribuire ha una cadenza settimanale, con la logica conseguenza che essendo decorsa la giornata di oggi senza comunicazione di rettifiche e/o cambiamenti, la Sardegna sarà obbligata ad almeno un’altra settimana forzata di chiusura “arancione” con grave ed irreparabile danno per l’intera collettività regionale. In diritto ciò che si contesta è il mancato coinvolgimento della Regione Sardegna, il difetto di istruttoria nel non prendere in esame i nuovi riscontri inviati sulle terapie intensive effettivamente occupate nelle settimane monitorate (in numero inferiore alla soglia minima richiesta) oltreché l’apertura di nuovi 30 posti in terapia intensiva”.