“Ripartenza, serve un piano preciso”
L'opinione di Stefano Lubrano
Ferme ad osservare l’orizzonte, a scrutare quella linea lontana, lontanissima, pronte a cogliere un movimento, un’azione, un segnale. Le imprese sono lì, sulla linea di battigia, che tengono di lato le preoccupazioni e si concentrano sul come pianificare la ripartenza. Già, il come. Fra le aziende a più alto tasso di relazione personale le aziende maggiormente esposte alla complessità delle procedure di riapertura saranno certamente quelle del settore turistico-ricettivo. Soprattutto per queste aziende il “come” è l’unica cosa che può determinare la scelta di aprire o meno, di sperare di offrire il miglior servizio erogabile, di almeno contenere le perdite, in pratica, per dirla come in una scena di un film di 007, di saltare sulla testa dell’alligatore e raggiungere la terra ferma. Ma c’è di più.
Fra le imprese del ricettivo-turistico, quelle che guardano all’orizzonte per avere il segnale del “come”, sentono che è possibile cogliere nuove opportunità. Ma quali sono le necessità per dare sostanza alla ripartenza delle nostre aziende In assoluto, per prima cosa serve sapere quando, la data in cui si riparte. Non esiste capacità di programmazione senza avere il riferimento temporale; senza una tempistica precisa, tutta la pianificazione resta sospesa e rischia di essere inapplicabile.
Occorre poi conoscere il prima possibile e con certezza le procedure di gestione del cliente, da quando arriva in aeroporto o al porto fino alla struttura ricettiva e dentro la struttura. Quale sarà, se vi sarà, un numero massimo di clienti che alberghi, residence, campeggi, agriturismo e B&B potranno ospitare. Soprattutto quali saranno le procedure e le conseguenze in caso di rilevamento di caso sospetto o conclamato di contagio di uno o più clienti?
Per le aziende la liquidità finanziaria equivale al sangue per il corpo umano. La pandemia ha creato una emorragia nelle imprese che devono ricostituire quanto perso. Per sopravvivere, oggi, si ha la necessità non di sacche di plasma, ovvero di prestiti da restituire tra 72 mesi. La trasfusione deve essere fatta prevalentemente a fondo perduto per almeno il 70% degli importi erogati, con preminenza per gli investimenti e per il costo del personale, perché ciò che oggi si immette in termini di liquidità nelle aziende non serve a generare un di più, ma semplicemente a colmare quanto sta mancando per la chiusura totale di produzione e vendita.
In più, per la Sardegna, sono essenziali i trasporti. E’ fondamentale poter disporre, nel momento in cui tutto riparte, delle informazioni utili al mercato per sapere quali siano vettori, rotte e orari per effettuare le prenotazioni. In tal senso ci piace pensare che vi sia già un piano in atto, messo in piedi dalla Regione, perché se così non fosse non ci sarebbe tempo per recuperare. Abbiamo di fronte una rara occasione per rafforzare ancora di più il posizionamento della Sardegna nell’ideale degli italiani e degli stranieri. Il 2020 sarà un anno ad elevato tasso di domanda interna, nazionale.
Gli italiani sono tutto il giorno, tutti i giorni collegati alla rete. Credo che avviare, con costi contenuti, un racconto della nostra Isola in termini naturalistici, di paesaggio, di tradizioni, di cultura, di cibo, di persone, di volti, di voci e di suoni da far divulgare in rete, direttamente e anche attraverso gli operatori sardi, darà ancor di più forza all’idea che oggi, soprattutto in Italia, il sogno della ripartenza è legato ad un sogno che è realtà e si chiama Sardegna Quelli sopra descritti sono tutti aspetti che devono essere definiti e implementati con la massima rapidità; i tempi sono evaporati e bisogna avviare queste azioni. La chiamino task-force o unità di crisi, l’importante è che si agisca nella consapevolezza delle cose, dei modi e dei tempi che servono.