Riserve erariali, 150 milioni di euro per abbattere debito pubblico Sardegna
La Giunta regionale ha autorizzato l'utilizzo dei primi 150 milioni di euro di riserve erariali per abbattere il debito pubblico della Sardegna. Paci: «impegno mantenuto, i soldi restano sull'Isola»
L’impegno del Governo risale allo scorso ottobre: con il comma 5 dell’articolo 38 del ddl Stabilità aveva riconosciuto alla Sardegna il diritto a trattenere nell’Isola il ricavato delle cosiddette riserve erariali, ovvero le tasse finalizzate esclusivamente all’abbattimento del debito pubblico. Oggi la Giunta regionale, su proposta dell’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci, ha autorizzato l’utilizzo dei primi 150 milioni di euro di riserve erariali per abbattere il debito pubblico della Sardegna.
«Avevamo fatto una promessa e la manteniamo: da oggi i sardi hanno l’assoluta certezza che il loro sacrificio, quello di pagare più tasse come imposto dal governo, è effettivamente destinato a estinguere solo ed esclusivamente i debiti maturati in Sardegna – dice l’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci – È un risultato importante, che lo stesso Consiglio regionale ci ha chiesto di portare a casa attraverso l’ordine del giorno unitario approvato all’unanimità lo scorso 2 ottobre. Dunque i soldi dei sardi rimangono ai sardi – conclude il vicepresidente della Giunta – E allo stesso tempo viene fortemente ribadita la sovranità della Sardegna in materia di entrate così come stabilito dal nostro Statuto».
Il debito dell’intero sistema pubblico nazionale raggiunge 2.168 miliardi di euro (36.000 euro per ciascun italiano) e continua inesorabilmente a crescere, alimentato dal costo annuale degli interessi (circa 90 miliardi all’anno). Lo Stato, per cercare di ridurre il peso di questo debito ha introdotto negli ultimi anni alcune “tasse di scopo”, ossia imposte dedicate specificamente all’abbattimento del debito pubblico (le cosiddette “riserve erariali”). In altri termini è stato chiesto ai cittadini di fare ulteriori sacrifici (aumento dell’IVA dal 20% al 22% e l’aumento delle tasse sulla benzina, per ricordare gli esempi più noti) con l’impegno però ad utilizzare queste risorse aggiuntive unicamente per ridurre i debiti e non per generare altra spesa.
La rivendicazione della Sardegna, vinta dalla Giunta Pigliaru, nasce dal conflitto fra la decisione dello Stato di riservare a sè queste nuove entrate e il diritto della Regione alla compartecipazione a tutte le entrate erariali. Le riserve sono previste a partire dal 2014 e sino al 2018 (Legge n. 147, 2013) e per la Sardegna ammontano a circa 230 milioni all’anno.