“Sanità, la Sardegna maglia nera in Italia”
L'opinione di Uccio Piras
Attese insostenibili e pochi soldi, più di 100.000 sardi rinunciano alle cure. L’isola maglia nera in Italia. Si “arrende” il 14% degli over 55. È lo specchio di una sanità di censo. Una deriva che è diretta conseguenza delle insostenibili liste d’attesa del servizio sanitario pubblico; sabbie mobili di esami diagnostici, ricoveri, visite specialistiche che divenuti oramai inaccessibili. In tempi accettabili. Per le famiglie di basso reddito, quelle che non hanno i soldi per rivolgersi al privato, sono quasi 100.000, contando solo la popolazione over 55, i sardi che nel 2023 hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie pur avendone necessità. L’attesa di mesi e mesi per un qualunque prestazione, è l’impossibilità di pagare, troppo spesso si traduce nella rinuncia delle cure, un fenomeno che vede ormai da anni la Sardegna maglia nera tra le regioni.
Se in Italia (dati Istat) la media è del 12%, nell’isola il tasso di rinuncia si attesta infatti al 14%. E se per dovere di cronaca occorre rilevare che il dato è tuttavia in miglioramento rispetto al 18% del 2021 (livello mai raggiunto da nessuna regione, neanche durante la pandemia COVID) va detto che all’esercito dei 100.000 che rinunciano alle cure si aggiunge l’enorme fetta di popolazioni che, per finanziare le cure a pagamento, è costretta a tagliare altre spese, magari la palestra dei figli o le visite dal dentista. In Sardegna, gli over 65 pagano le conseguenze di liste d’attesa infinite e delle carenze dei servizi, perché, più dei coetanei di altre regioni non sono nelle condizioni di potersi pagare le visite e gli esami diagnostici. Poveri (le pensioni nell’isola sono più basse del 17% rispetto alla media nazionale ) e con maggiori difficoltà da cedere all’assistenza del servizio sanitario pubblico. Era esattamente questo il tema centrale della lettura aperta inviata alla presidente Alessandra Todde all’all’indomani del suo insediamento. “Quasi il 20% degli ultra sessantacinquenni, tra i quali molti disabili e la maggior parte donne, rinuncia a curarsi per mancanza di risorse finanziarie” scrisse ricordando che la Sardegna, “e terzultima tra le regioni italiane per garanzia dei livelli essenziali di assistenza erogati” ed infatti, sottolinea “tanti ci rimettono la pelle. Non è un caso se negli ultimi 10 anni la mortalità è aumentata del 9,20, non solamente per i decessi dovuti al COVID“.
La mano tesa. Nelle 130 sedi del patronato Cisl è questa l’angoscia confidata dagli anziani agli operatori del sindacato “ arrivano per fare una pratica e finiscono per raccontare le loro paure, il disagio per l’assenza del medico di base e per l’impossibilità di fare una visita a un esame, racconta il dottor Alberto Farina. E ciò che dice anche Dott Mauro carta, presidente delle AGLI della Sardegna “sono tantissime le persone che si rivolgono nelle nostre sedi per chiedere assistenza, ad esempio per una richiesta di invalidità, perché non sanno a chi rivolgersi”. Per questo le ACLI hanno attivato gli sportelli salute “arrivano soprattutto gli anziani, spesso soli, senza neanche un mezzo di trasporto o parenti che li accompagnino. Mauro carta la definisce un’emergenza”. Un’emergenza che schiaccia quelli che finiscono per arrendersi e rinunciano a curarsi. “Succede che, chi se lo può permettere può andare da un medico a pagamento nel giro di poche ore, chi invece non ha mezzi deve aspettare. Non c’è l’equità nel trattare le persone che, spesso, vengono scartate da questo sistema ingiusto anche in presenza di diagnosi importanti. è un sistema che deve cambiare: tutti i cittadini, tutti, devono avere uguali possibilità e diritti”. Ad Maiora.