Sardegna in zona arancione per un’altra settimana
Solinas: "Classificazione che non rispecchia l'attuale quadro epidemiologico. Isola penalizzata da sistema inadeguato"
Cambiano i colori di diverse regioni da lunedì prossimo, 10 maggio, ma non per la Sardegna che resterà un’altra settimana in zona arancione. La nostra isola aveva sperato sino all’ultimo di passare in giallo con una settimana di anticipo ma da Roma è arrivata tutt’altra decisione.
“La permanenza della Sardegna nella zona arancione, nonostante l’attuale quadro epidemiologico sia compatibile con la fascia di rischio più bassa, è la conferma dell’inadeguatezza dell’attuale sistema di classificazione. La nostra Isola, con un RT dello 0,74, registra l’indice di contagio più basso d’Italia e la pressione negli ospedali continua a calare. Il monitoraggio dell’ISS, convalidato dalla Cabina di regia, certifica per la Sardegna una condizione di rischio inferiore rispetto a quanto previsto per l’applicazione delle restrizioni della zona arancione. Una situazione paradossale che non abbiamo mancato di sottolineare con forza al Governo. Purtroppo la risposta arrivata da Roma non premia i sacrifici dei sardi, né l’impegno di tutte le forze in campo costantemente al lavoro sul fronte Covid”, dichiara il Presidente della Regione, Christian Solinas in merito all ordinanza del ministero che ha definito le fasce di rischio attribuite alle Regioni.
“Sardegna penalizzata da meccanismi i cui limiti erano già noti da tempo”, dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu. “Purtroppo – prosegue l’assessore – la nostra regione ne ha avuto l’ennesima conferma. Considerato l’attuale quadro generale e alla luce di una campagna vaccinale che continua a crescere, né la Sardegna, né l’intero Paese possono restare incatenati a un sistema che insegue il virus ed è quindi incapace di rispondere alle necessità di contenimento della pandemia, con risultati distorsivi non più sostenibili. La revisione del sistema di classificazione non è più rinviabile, soprattutto in vista della stagione estiva. Non dobbiamo dimenticare che l’emergenza non è solo sanitaria, ma anche economica e sociale. Non intervenire per porre dei correttivi sarebbe un grave errore”.