Scomunica e migrazioni
L'opinione di Vittorio Guillot
Mi chiedo con insistenza perché non solo gli eredi del fallito sistema comunista ma anche molti cattolici, o presunti tali, considerino razzista, fascista e xenofobo chi crede che sia più logico ed opportuno impedire le immigrazioni selvagge e preferisce, invece, che si cerchi di risolvere nelle loro terre di origine i problemi dei popoli più poveri. Che gli avanzi del comunismo considerino fascista, quindi da stroncare anche con la violenza, chiunque non la pensi come loro non è certo una novità perché questo è da sempre un frutto marcio della loro ideologia totalitaria ed intollerante. Per me, invece, è incomprensibile che una tale visione sia fatta propria da certi cattolici, perfino da ecclesiastici, alcuni dei quali hanno persino azzardato l’ipotesi di scomunicare chi non è allineato a questa loro discutibilissima opinione. Certo mi chiedo perché non hanno pubblicamente mostrato altrettanta severità verso i ‘preti pedofili’ e chi li ha omertosamente protetti.
Perché, poi, reclamare addirittura la scomunica contro chi non è né apostata, né scismatico né eretico e non rifiuta la morale cristiana della solidarietà e della giustizia verso i meno fortunati del mondo? Semplicemente perché costui dissente, sia pure profondamente, dal modo in cui certi preti e fedeli vorrebbero imporre la gestione politica e sociale di un certo problema? Non ci si accorge che questo è un ritorno al Medioevo perché la scomunica verrebbe utilizzata in maniera strumentale ad un determinato indirizzo politico, umanamente soggetto ad errore? Questo atteggiamento mi stupisce in particolare perché papa Giovanni Paolo II° disse chiaramente che ‘Il diritto primario dell’uomo è vivere nella propria Patria’ mentre un altro papa, Benedetto XVI°, sostenne che ‘Prima ancora che il diritto di emigrare va affermato il diritto a non emigrare’.
Io mi sento in armonia con questi insegnamenti pontifici tanto più che concederei il ‘pass accademico’ ai migranti che sono tra noi, purché non siano delinquenti o clandestini, in modo che possano frequentare le nostre università per poi tornare a lavorare nelle loro terre di origine. Così, a parte il fatto che potrebbero conoscere meglio la nostra cultura, si aiuterebbe lo sviluppo di quei popoli. Inoltre non sono contrario alle migrazioni ‘ regolate ‘, tra le quali includo la maggior parte di quelle effettuate dagli italiani nelle Americhe ed in tante altre parti del mondo e che fanno parte della storia e delle necessità dell’umanità e del suo civile sviluppo. Aggiungo che tra i miei antenati c’è di tutto, o quasi: sardi e savoiardi, catalani, ebrei, piemontesi, liguri e napoletani, tanto per stare a quelli di cui ho notizia. Tra i miei discendenti, invece, è probabilissimo che ci sia qualche americano di stirpe italo-cino-cambogiana.
Per quanto ne so, tutti i miei vecchi e stravecchi si sono stabiliti in Sardegna legalmente e pacificamente, o ne sono andati via, per lavoro o per certi matrimoni. Piuttosto, ciò che nella storia dell’uomo ha sempre, e dico sempre, portato guerre, stermini, morte, distruzione, schiavitù, oppressione e genocidio, prima che si stabilissero nuovi assetti e stabilizzazioni, sono state le immigrazioni selvagge ed incontrollate, come quelle che oggi piacciono a troppi clericali e sinistri. Piuttosto, il desiderio di pace, di stabilità e di sicurezza fa certamente parte della storia e delle aspirazioni dell’umanità, forse addirittura più del desiderio di emigrare. Anzi, generalmente l’emigrazione è vissuta come una necessità di cui si farebbe volentieri a meno. Oggi, in Italia, però, purtroppo siamo di fronte ad una immigrazione fuori controllo, visto e considerato che, per l’insipienza di certi governi, vagano per il nostro territorio nazionale ben 600.000 stranieri, di cui non si conosce assolutamente niente, né chi siano, né da dove siano venuti, né perché siano venuti, né dove vivano, né di che cosa campino, né se siano delinquenti o santi, né se siano portatori di malattie contagiose o se scoppino di salute.
Ne vogliamo far entrare altrettanti o, magari, qualcuno in più? E perché? Per farne degli invisibili sbandati, facilmente sfruttabili per il ‘lavoro nero’, per la prostituzione o come manovalanza per la delinquenza? Perché questo è il destino che li attende. Vogliamo che, in tal modo, si acuisca la insicurezza delle fasce più deboli del nostro popolo e che si scatenino dolorosi conflitti tra poveri? Io mi ero illuso che l’umanità avesse raggiunto un livello di civiltà superiore a quelle del passato e che, in larga misura, aborrisse la lotta tra poveri ed ogni altro male legato alle invasioni fuori controllo. Speravo, piuttosto, che si cercasse di creare condizioni di vivibilità nelle più povere regioni del mondo, in modo da non spingere a quelle migrazioni. Molti, anzi troppi, la pensano in maniera decisamente opposta e ciò mi fa pensare che a costoro della lotta tra poveri non interessi proprio niente. Eppure, se ci riflettiamo un po’, ci rendiamo conto che una simile lotta ha portato anche la guerra tra i popoli e gli scontri di civiltà? Mi ero illuso che l’umanità avesse raggiunto un livello di progresso che le avesse fatto superare questi conflitti ma, sentendo certi buonisti, mi vien da pensare che, evidentemente mi ero, appunto, illuso.