«Scorie radioattive in Sardegna, c’è ancora il rischio»
L'opinione di Mimmo Pirisi, consigliere comunale Pd.
Ancora una volta la Sardegna rischia di diventare il refugium peccatorum delle ormai fallite velleità nucleari dell’Italia: c’è il concreto rischio, infatti, che possano sbarcare nell’isola direttamente dalle centrali dismesse e dagli ospedali del Paese stock di rifiuti radioattivi, secondo delle indiscrezioni questa volta diretti nella zona di Ottana e Bolotana, che diventerebbe così il deposito nazionale in cui verrebbero stoccate le scorie nucleari. Sarebbe la beffa definitiva per il territorio che interessa i due comuni, già ferito dalla conseguenza della dismissione delle industrie che operavano in quei luoghi e dallo spopolamento.
La Sogin, società di Stato a cui è stato demandato il decommissioning degli impianti nucleari e dei rifiuti radioattivi provenienti da essi, da attività industriali e dagli ospedali, aveva stilato l’anno scorso una lista di aree potenzialmente idonee (CNAPI) ad ospitare il cosiddetto Deposito Nazionale e Parco Tecnologico da consegnare ai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, tramite l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, per ottenere il nulla osta della carta. I due Ministeri, con una nota congiunta, hanno poi chiarito che l’approvazione della lista dei potenziali siti comporterà poi un lungo periodo – la cui lunghezza non è precisata – caratterizzato “da ampie fasi di consultazione pubblica, nella quale verranno coinvolti Regioni ed enti locali interessati, cittadini e comunità scientifica, che porterà prima ad individuare alcune aree concretamente idonee ad ospitare il deposito unico nazionale e poi stabilirà il sito”.
Tuttavia, dalle indiscrezioni che circolano al riguardo dei siti di Ottana e Bolotana, pare che in questa ampia fase di consultazione pubblica si stia ignorando il fatto che nel 2011 i sardi si fossero espressi tramite un referendum consultivo sull’eventualità di ospitare nel territorio una centrale nucleare o lo stoccaggio dei rifiuti, ed ovviamente quasi ben 849.000 cittadini, il 97% dei votanti, respinsero questa eventualità. Invece il territorio rischia di accogliere, secondo i dati Sogin, ben 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, di cui 75 mila di scorie a bassa e media radioattività e 15 mila, a titolo temporaneo, ad alta radioattività.
Nel frattempo, allargando la questione all’intera regione, nella settimana precedente più di duecento sindaci sardi, riunitisi nell’assembla dell’Anci ad Abbasanta, hanno ribadito la contrarietà al possibile sbarco di questo tipo di rifiuti con un documento che ha visto l’adesione unanime dei rappresentanti del territorio, recependo così anche l’appello del comitato sardo No Scorie a far sì che i comuni possano approvare delibere ostative per i rifiuti radioattivi. Ci aspettiamo che anche Alghero possa deliberare in tal senso, giacché l’aula in passato si è pure espressa con delle mozioni affinché l’amministrazione comunale possa esprimere un parere ufficiale su questo tema che tocca da vicino non solo la salute dei sardi e la tutela del nostro territorio, ma anche la dignità di questa regione.