“A scuola di Notizie” intervista Babbo Natale

Una slitta di cultura è il dono chiesto da Santa Claus

620 anni di bontà, racchiusi nel classico e noto abito rosso, barba bianca e occhiali cerchiati oro. E’ l’inconfondibile figura di Babbo Natale che con il suo calore avvolgente rapisce la fantasia di ogni età. Ma nell’epoca in cui tutti ruoli s’invertono, stavolta non è Babbo Natale a leggere la letterina dei bambini, ma sono i piccoli giornalisti di “A Scuola di Notizie” ad intervistare Babbo Natale, nella sua casa presso la Torre Sulis di Alghero, e ad ascoltare i suoi desideri per l’imminente scadenza del 25 dicembre.

Che lettera scriverebbe Babbo Natale e cosa chiederebbe in dono?

Santa Claus inizia con la lista di regali, ovviamente dedicati al prossimo perché – spiega – “Premiare e donare dà sempre un grande risultato e fa bene al cuore”.

Il dono in cima alla lista è che: “Tutti i bambini del mondo imparino a memoria una poesia del proprio paese, o propria città, perché la poesia esprime l’anima di un popolo e il popolo non è tale se perde le sue radici e la melodia del suo racconto orale. La poesia dev’essere scritta da un poeta del paese o da qualcuno che l’ha vissuto e amato molto. Io conosco tutte le lingue del mondo – spiega ancora – ma c’è una lingua che parla al cuore dei bambini e degli adulti: ed è la poesia”.

Altro regalo importante per Babbo Natale è quello di non usare il cellulare più di dieci minuti al giorno e solo per ragioni di studio. “La tecnologia è complessa – ricorda – e va usata con attenzione per essere veramente liberi”. Poi spiega che anche lui è dotato di un cellulare, ma che scrive con simboli molto strani che ha impiegato quasi un anno ad imparare quando frequentava l’Accademia per Babbi Natale.

“E’ stato in 13^ Babbo Natale, la vostra 3^ media – spiega – che sono diventato Babbo Natale a causa e per merito di due bambini svogliati che ho aiutato e hanno quindi fatto emergere la mia voglia di mettermi al servizio degli altri”. “Prima di noi stessi – prosegue, mentre spiega di aver dimenticato il suo vero nome abbandonato ormai più di seicento anni fa – dobbiamo pensare agli altri”. Babbo Natale ha chiamato questo modo di fare ‘lungimiranza sociale’ uno che mira lontano per prevedere un futuro più bello.

Ultimo desiderio della sua lettera è che si dimostri che: “E’ la cultura che aiuta l’economia e non l’economia che aiuta la cultura. Alghero – racconta – ha capito prima degli altri che Babbo Natale è per la cultura e non per il consumismo e vorrei che voi piccoli cronisti mi aiutaste a dimostrare e diffondere questo messaggio. In questa città – prosegue Santa Claus – stiamo cercando di aprire un’Università per Babbi Natale ed elfi, un’accademia mensile che riesca a diffondere un messaggio di speranza e amore, dove i Babbi Natale possano parlare al cuore della gente tutto l’anno e non sono il 25 dicembre”.

Intervista e articolo realizzato da: Irene Canu, Sara Lia Canu, Elisa Cattogno, Lorenzo Marras, Viola Mura, Margherita Podda, Martina Salvatore

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18 Dicembre 2017