«Una sera come un’altra al Pronto soccorso dell’Ospedale civile di Alghero»
L'opinione di Nicola Salvio, segretario cittadino dei Riformatori Sardi
Un signore con dolori lancinanti a causa del liquido di un cactus che gli ha colpito gli occhi mentre lo potava, aspetta un’ora e mezza per essere introdotto nel reparto per venirne fuori, poi, con un foglio con cui recarsi al reparto di Oculistica delle cliniche universitarie di Sassari; un ragazzo che accusa dolorosi problemi ad una spalla dopo una caduta aspetta quasi tre ore e poi ne esce con un foglio di prima diagnosi con cui presentarsi all’Ospedale Marino per gli interventi del caso; una bambina caduta accidentalmente su un gruppo di piante grasse e pertanto piena nelle gambe e sulle braccia di spine dolorosissime che attende più di due ore per essere poi avviata al reparto di Chirurgia dove, oltre al difficilissimo reperimento di pinzette idonee, manca però l’ittiolo perché la farmacia interna non fornisce all’ospedale questo tipo di farmaco, così come sono ormai irreperibili nuovi ferri di sutura.
Carenze, come quelle qui riportate assolutamente non imputabili ad imperizia o negligenza del personale, ché anzi si sta parlando, nel caso del Pronto Soccorso, di una riconosciuta eccellenza dell’Ospedale di Alghero. Si vogliono sottolineare, piuttosto, le evidenti carenze di organizzazione sanitaria, per una parte, certamente, addebitabili, ai forti risparmi in fatto di sanità, derubricati sotto la voce “razionalizzazione”, ma una parte altrettanto chiaramente attribuibili a mancanza di programmazione e di visione unitaria e complessiva del sistema sanitario. Carenze e deficienze che finiscono per incidere pesantemente sulla qualità sanitaria erogata ai pazienti ma anche sulle stesse prestazioni del personale, costretto spessissimo a turni di lavoro massacranti e al rinvio se non alla rinuncia delle ferie.
Fatto sta che, ad oggi, la situazione è tale per cui il Pronto Soccorso viene ormai utilizzato da ogni reparto e dai medici di base come il reparto plurispecialistico che deve, pertanto, prelevare esami, richiedere consulenze, radiografie, tutto a spese del proprio badget, ma sopratutto a spese dell’utente che, oltre a perdere tempo ed aspettare, a volte può rischiare anche la vita.
Un paziente che cade e si fa male alla mano ed alla spalla, solo perché i traumi sono due, oggi è costretto per norma a passare dal Pronto Soccorso quando potrebbe, e dovrebbe, poter andare direttamente all’Ospedale Marino; bambini con febbre od altri problemi potrebbero accedere direttamente al reparto pediatria piuttosto che essere costretti ad aspettare in fila al Pronto Soccorso; pazienti gravide che devono passare in Pronto Soccorso per farsi fare il foglio di via per l’ostetricia piuttosto che andare direttamente al reparto specifico.
E’ vero, certamente, che al triage si dà la priorità sulla base della sintomatologia riferita dal paziente, ma è anche vero che arrivano ambulanze a volte con codici bianchi o verdi che non sono verdi ma diventano gialli o rossi, oppure bianchi perché l’ambulanza è spessissimo usata come un taxi gratuito per l’Ospedale, ma poi bisogna fare i conti col fatto che in Pronto Soccorso si continua ad avere un solo medico la notte e sempre soltanto due infermieri per turno che, oltre a svolgere lavoro in ambulatorio, devono anche rispondere al campanello per fare triage e controllare i pazienti che vengono appoggiati in quella che si continua a chiamare sala di osservazione breve ma che nella realtà è ancora niente altro che una astanteria, atteso che per l’osservazione breve ci dovrebbe essere un medico specificamente addetto ed un infermiere.
Tutta una situazione in ordine alla quale appare urgente ed improcrastinabile una seria azione di “pronto soccorso” e cioè di razionalizzazione nel segno di una sanità di maggiore qualità, sicuramente più vicina ed attenta ai bisogni dei malati e del personale sanitario. Senza omettere di valutare, nella nostra città che ama definirsi turistica, la presenza in Pronto Soccorso, di personale capace di intendere e parlare inglese.