Stintino, consegnati al Mut resti di epoca romana

Un cittadino anonimo ha recapitato pezzi provenienti dagli scavi del porto del 1976. Il museo di via Lepanto intanto apre la sezione archeologica con reperti consegnati dal ministero dei Beni e Attività culturali

Il nuovo museo della Tonnara di Stintino ha colpito il cuore. E non soltanto quello dei visitatori che, in tre mesi circa dalla sua apertura, sono stati 4500 ma anche di un anonimo cittadino che, nei giorni scorsi, ha fatto avere alla struttura di via Lepanto reperti storici di epoca romana e medievale di grande importanza per la storia del paese. La notizia di questa “donazione” è stata data sabato scorso da Maura Picciau della Soprintendenza archeologica, Belle arti e Paesaggio, in occasione della presentazione della sezione archeologica del Mut con reperti che il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo ha concesso al museo della Tonnara di Stintino.

I pezzi sono stati fatti ritrovare all’esterno del museo nei giorni scorsi, accompagnati da una lettera anonima nella quale sarebbe spiegato il periodo del loro ritrovamento, il 1976. La data è emblematica perché riporta al periodo in cui il paese era interessato dai lavori di scavo del porto Mannu. E in quell’anno sono riemersi proprio i reperti riconsegnati al museo: un’ancora in piombo del periodo romano, alcuni resti di sculture, tanti pezzi di anfore con relativi tappi e ancora un pezzo, presumibilmente, di un sarcofago che porta in rilievo l’immagine di una Vittoria alata, quindi una coppetta di periodo medievale con inciso un simbolo cristologico. «Si tratta di una bella notizia – ha commentato la soprintendente Maura Picciau – il museo ha colpito il cuore e ha suscitato il “pentimento” di un cittadino che ha riconsegnato questi reperti. Questo significa che il museo è già entrato nella vita di tutti».

«Questo gesto non può che farci piacere – ha detto il sindaco Antonio Diana – e siamo contenti che, forse anche per la presenza del nuovo museo, siano stati restituiti alla collettività reperti che hanno una notevole importanza storica per il nostro paese». Di questa importanza è convinta anche la curatrice del Mut di Stintino Esmeralda Ughi secondo la quale «il loro ritrovamento – ha aggiunto – indica che dove sorge Stintino, con molta probabilità, era presente un insediamento già in età romana».

Di notevole rilievo i reperti che, concessi dal Ministero, hanno arricchito il patrimonio del museo: un vaso askoide a forma di tonno, un pezzo raro, di cui esistono, in Sardegna, solo poche copie, proviene dallo scavo della necropoli di San Simplicio a Olbia. Tre anfore di terracotta e il fondo di anfora contente residui di salsa di pesce che provengono da l sito subacqueo di Cala Reale e che rappresentano pezzi straordinari perché appartengono ai pochi resti intatti della nave romana naufragata, in età tardo imperiale, nelle acque del Golfo dell’Asinara. Infine alcune vertebre di tonno che arrivano dalla Tonnara di Perdasdefogu, a Sorso, dove una mareggiata, negli anni Novanta, ha portato alla luce alcune strutture della tonnara attiva nel 1600 e un “cimitero di pesci”, con un cospicuo numero di ossa di tonno.

A spiegare il valore dei reperti concessi dal Ministero e che da sabato sono entrati a far parte della sezione archeologica del Mut sono intervenuti Marco Rendeli dell’Università di Sassari e Salvatore Rubino direttore scientifico del Mut. Quindi anche Daniela Rovina e Gabriella Gasperetti della Soprintendenza, Barbara Wilkens del dipartimento di Scienze della natura e del territorio dell’Università di Sassari e Alba Canu del Centro di restauro e conservazione dei Beni Culturali di Li Punti. La serata è stata coordinata da Luca Bondioli, responsabile della sezione di Antropologia e Archeozoologia del Museo nazionale preistorico etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, mentre le conclusioni sono state affidate all’archeologa e giornalista de Il Manifesto Valentina Porcheddu.

10 Ottobre 2016