Stipendi dei Ministri? Non pervenuti
E’ un momento dove i tagli e i sacrifici si debbono fare e i primi che dovrebbero farli sono i rappresentanti degli organi istituzionali. L’ultimo disegno di legge che verrà approvato nella prossima seduta del governo prevede l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Un passo avanti. Ma Il taglio ai costi della politica continua. Giovedì era stato il Quirinale ad annunciare di aver rinunciato a 10,3 milioni di euro iscritti a bilancio per il triennio 2014-2016 sotto la voce di adeguamenti economici. E dieci giorni fa era toccato all’Esecutivo dare la propria sforbiciata, imponendo a ministri e sottosegretari che sono anche parlamentari di rinunciare al doppio stipendio, optando per quello della Camera in cui si è stati eletti. Tagli che coinvolgono tutti: dal Presidente del consiglio, 13 ministri e 20 sottosegretari e che va dai 75mila euro del premier ai 41mila dei ministri, per scendere ai quasi 40mila dei sottosegretari. Costoro dovranno contare “solo” sulla busta paga da parlamentare, che, per quanto anch’essa oggetto di ripetuti tagli, resta di tutto rispetto: 14mila euro netti al mese.
I redditi dei ministri restano un mistero. Nessuno li pubblica on line. È l’unico dato certo che si conosce sul reddito del nuovo Governo. La via inaugurata dall’ex premier Mario Monti, di pubblicare online la situazione patrimoniale del proprio Esecutivo, finora, infatti, non è stata seguita da nessun componente del nuovo Governo. Inutile cercare sui siti qual è la retribuzione dei vertici dei dicasteri. Ci sono le biografie, i curricula, l’elenco delle dichiarazioni rilasciate, carrellate di foto,le interviste, ma della situazione patrimoniale nessuna traccia. Eppure il decreto sulla trasparenza (il Dlgs 33 di marzo scorso), indotto dalla legge anticorruzione (la 190 del 2012) parla chiaro. Ebbene, quel decreto, entrato in vigore il 20 aprile, nove giorni prima che il nuovo Governo giurasse, impone alle amministrazioni di pubblicare online, in una sezione ad hoc del sito istituzionale, una serie di informazioni.
Nel caso di chi riveste incarichi politici, l’articolo 14 prevede che si mettano sul web, tra l’altro, «i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica» e le dichiarazioni dei redditi. Obbligo che si estende, per quanto riguarda la situazione patrimoniale, anche al coniuge e ai parenti entro il secondo grado. Per il momento, invece, tutti i siti dei ministeri non fanno menzione alle retribuzioni sopra citate. Anche se per dovere di cronaca è giusto ricordare che il decreto prevede tre mesi di tempo per adeguarsi, e visto che ne è passato solo uno, sono ancora in tempo. ma la domanda è naturale e spontanea: Se l’Italia chiede alla classe politica, di essere trasparente sul loro lavoro e sulle retribuzioni stellari che si sono appioppati in sordina, con indennità e invenzioni simili, come mai non si sno adoperati con urgenza a chiarire e rendere pubblica la loro retribuzione?