Storia incredibile: medico punito per aver tagliato le liste d’attesa.
E’ chiaro che è la versione del medico, ma se ciò corrispondesse a verità, sarebbe discutibile il comportamento della clinica in cui opera. L’intervista integrale l’abbiamo letta su un sito internet regionale “Sardiniapost”. Ma ci ha fatto talmente riflettere che rileggerla è stato propedeutico. E’ l’ ennesimo caso di ciò che succede in Italia: un medico della Sanità pubblica che inventa un protocollo per accorciare i tempi delle liste d’attesa senza alcun onere aggiuntivo, ma questa sua operazione viene vista come una prevaricazione aziendale e viene sanzionato. Giorgio Fanni, 65 anni, dirigente medico e aiuto corresponsabile del reparto Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari, lavora dal 1991 in quell’ospedale. Preso atto delle liste di attesa lunghissime, ha deciso di migliorare il servizio con l’ampliamento dei giorni di apertura e della fascia oraria.
Nel giro di un mese, grazie a questo, è stato possibile azzerare le liste d’attesa. Non solo. Ha chiesto la possibilità di accorpare, tramite un’unica prenotazione e un unico ticket, la visita medica, con l’ecografia e la colposcopia. Ciò avrebbe consentito di avere diagnosi tempestive e cure più efficaci, oltre a rassicurare la donna anche da un punto di vista psicologico. Ma la risposta delle istituzioni e della direzione della clinica alle quali il medico aveva inviato report su questa azione dimostrativa che ha migliorato il servizio con il solo suo impegno senza costi aggiuntivi, non ha avuto risposta, se non constatare un atteggiamento di diniego nei suoi confronti. Ma il medico non si è fermato li. Sentite cosa è successo e cosa ha raccontato.
“A quel punto ho deciso di fare l’unica cosa che era in mio potere, ovvero portare le mie tariffe del servizio privato svolto in ospedale, il servizio intramoenia, a un livello paragonabile a quello del ticket del Centro unico di prenotazione. Era un modo per continuare a garantire alle pazienti gli standard qualitativi offerti dalla nostra clinica e non dilatare ulteriormente i tempi diagnostici. Ho quindi divulgato un documento ufficiale e pubblico, cioè la tabella riguardante le prestazioni dei diversi medici che operavano intramoenia. Con mio stupore, però, l’azienda, nonostante avesse già accettato la riduzione delle mie tariffe, mi ha accusato di comportamento lesivo nei confronti della struttura, per promuovere un interesse personale. Per questo ha deciso di sanzionarmi con una sospensione dal servizio per quindici giorni, senza retribuzione”.